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Intervista a Matteo Paolillo: alla scoperta della tigre di “Mare Fuori” L'attore napoletano, in occasione dell'uscita "Edo", il suo EP con 7 interessantissimi brani, racconta del suo rapporto con il personaggio di Edoardo e tanti aspetti interessanti del proprio lavoro.

Dic 29, 2021

“La voce dello schermo” prosegue il suo viaggio all’interno di “Mare Fuori”. Abbiamo, infatti, avuto la fortuna di intervistare un altro dei protagonisti della amatissima serie che è andata in onda su Rai due nelle scorse settimane: Matteo Paolillo. L’interprete di Edoardo Conte ha ancora una volta dimostrato, durante la seconda stagione, il proprio talento da attore e da cantante. E se per il momento, per quanto riguarda “Mare Fuori”, dobbiamo aspettare il prossimo anno, le sorprese canore che riguardano Matteo non sono finite qui. Da oggi, infatti, mercoledì 29 dicembre, è disponibile presso tutti gli store digitali “Edo”, il nuovo EP che contiene tracce già conosciute al pubblico di “Mare fuori” e alcuni inediti che esplorano il mondo di Edoardo al di là della fiction di successo di Rai Due. Matteo si è raccontato, in esclusiva, su “La voce dello schermo” descrivendoci proprio il suo rapporto con Edoardo, così intenso da riviverlo e approfondirlo anche nelle proprie canzoni, e raccontandoci la sua vita divisa tra set e canto. Un viaggio alla scoperta della tigre di “Mare Fuori”.

*Foto e copertina di Francesco Guarnieri

Salve Matteo. Benvenuto su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Edo”, il tuo EP in uscita il 29 dicembre. Presentacelo un po’…

Salve a tutti. “Edo” è un EP di 7 pezzi, la maggior parte sono già stati editi ma sono rimasterizzati. Volevo, al termine di questa stagione, concentrare tutto il mio legame musicale napoletano di questo periodo. Il prossimo anno usciranno nuovi brani che non sono riuscito a ultimare. All’interno di “Edo” troverete “O’ mar for” in versione originale. Come sapete è già conosciuta, ma volevo far sentire la versione primordiale della canzone, che è stata arrangiata per la serie. Inoltre ci sono altri due brani “N’ata poesia”, che racconta di un’altra poesia che Edoardo scrive a Teresa, visto che la seconda stagione finisce in maniera un po’ ambigua tra i due. Ho cercato di immaginare come prosegue il rapporto tra i due. Infine c’è “Edo freestyle”, un nuovo brano con delle sfumature più aggressive che riguardano il personaggio di Edoardo.

Sei molto legato a Edoardo, tanto da parlarne anche nelle tue canzoni. Come vivi il rapporto con lui?

Sono molto legato a lui perché sono tre anni che mi dedico solamente a questo personaggio. Non ho mai fatto un lavoro così duraturo e approfondito e mi ci sto dedicando con tutte le mie forze artistiche. Tento sempre di andare a fondo nella ricerca e a livello musicale ci sono sempre delle cose che mi creano insoddisfazione e mi portano a fare nuove domande, come ad esempio come finisce tra Edoardo e Teresa. Quando gli sceneggiatori non rispondono ad alcune domande provo io a darmi delle risposte. È un personaggio che mi porto dietro da tempo e sempre sarà con me.

Il personaggio di Cardiotrap nelle sue canzoni parla delle cose brutte che ha vissuto nella sua vita, tu cosa scrivi nelle tue canzoni (che tra l’altro nella vita reale hai scritto quasi tutte tu)? Come mai queste tematiche delicate?

Quando mi è stata richiesta “Sangue Nero” ho cominciato a ragionare sulla violenza in maniera più ampia e ho cominciato ad avvicinarmi a questo tema, tuttavia ormai sono diventati argomenti per i quali mi batto molto, essendo temi centrali della nostra società. Anche io, in parte, parlo di ciò che ha vissuto Cardiotrap, della violenza che ho visto crescendo in posti complicati e che esistono un po’ dappertutto. La violenza può avere mille forme, più palesi o più subdole. Fa parte di ognuno di noi però ognuno la gestisce a suo modo. C’è chi possiede più strumenti per gestirla meglio e chi fa più danni. Credo che l’arte sia un ottimo strumento per incanalare la violenza. Le canzoni del mio disco parlano, in generale, di quello che in questi anni mi ha influenzato di Napoli, del personaggio di Edoardo e di “Mare Fuori”.

Quali sono gli aspetti che ami di più di Edoardo?

Mi ha sempre affascinato il suo rapporto con la poesia. Presenta una sensibilità maggiore rispetto ad altri personaggi, come ad esempio un Pirucchio (Nicolò Galasso ndr.) che pensa solo alla vendetta. Edoardo ha molte più sfaccettature, perché si innamora di un mondo esterno a quello che è il suo, come quello di Teresa, ha il sogno di comprare una villa alla madre, la sua vicinanza con la tigre, su cui ho lavorato tantissimo e che lo caratterizza molto.

Sembra in bilico tra il bene e il male. Tu dove lo collochi?

A me piace che sia così, perché mi permette di raccontare entrambe le facce della medaglia perché, in fin dei conti, tutti ci troviamo tra il bianco e il nero. Il suo modo di essere ti permette di raccontare un personaggio a 360 gradi.

La seconda stagione ha rappresentato un periodo differente rispetto alla prima per Edoardo. Come l’hai vissuta tu?

L’ho vista come una stagione di metamorfosi per lui. Durante la prima era una tigre un po’ più docile, nella seconda invece deve essere un capo branco. È molto più in crisi e diventa molto più feroce o maggiormente ferito. Ci sono dei cambiamenti in atto, come la nascita del figlio o gli avvenimenti che riguardano Teresa o che vogliono trasferirlo a Poggioreale.

 

Come commenti il finale della seconda stagione e il saluto tra Totò e Edoardo?

Quella tra Totò ed Edoardo è stata una delle ultime scene che abbiamo girato con Antonio (Orefice ndr.). Tra noi c’è un legame molto forte che va al di là del legame artistico e di stima, dentro quella scena ci sono più cose: un saluto tra due personaggi che non si sa se si rivedranno e tra due attori che non si sa se si rivedranno sul set. In quel momento le emozioni erano molto forti e c’era molto silenzio tra un ciak e un altro perché era un momento molto teso. Era un addio molto sentito perché si trattava di un saluto al personaggio e all’attore. Il legame che si è creato con tutta la famiglia di “Mare Fuori” contribuisce alla migliore riuscita delle scene perché ognuno diventa un ingranaggio fondamentale.

*Foto di Sabrina Cirillo

Parliamo del suo rapporto con le donne. Per giustificare il suo comportamento dice a Teresa: “Loro sono la mia famiglia, ma tu sei un’altra cosa”. Puoi spiegarci meglio queste parole?

Bisogna calarsi all’interno del personaggio per comprenderlo. Mi sono chiesto come avrei potuto passare dalla parte della ragione in quella circostanza. Edoardo, per il carattere che ha, non può ammettere di aver sbagliato e non è il tipo di persona che chiede scusa. Prova a spiegare a Teresa che non può scegliere tra lei e Carmela. In parole sue dice che non può abbandonare la propria famiglia e Teresa rappresenta un altro mondo. Ovviamente Teresa non potrà mai capirlo. Edoardo vive questo dualismo, ma non può accontentarsi solamente del mondo di Carmela o di quello di Teresa. Prova a tenere insieme le cose, ma ovviamente non ci riesce.

In “Mare Fuori” anche i piccoli dettagli fanno la differenza. Si percepisce un grande lavoro sui particolari e sulla gestualità. Edoardo ad esempio utilizza spesso la chewing-gum…

Tutto è partito nel momento della lettura dei copioni, che abbiamo fatto su Zoom prima dell’inizio delle riprese. I registi ci hanno concesso molta libertà. Mi ricordo questa frase di Silvestrini: “Siete tanti, non riusciamo a stare attenti ai minimi particolari di tutti, quindi ognuno di voi deve cercare di dare il proprio contributo. Trovatevi delle azioni che potete utilizzare in modo da non costringerci a inventare ogni volta qualcosa”. Ognuno di noi ha un’azione ricorrente. Ad esempio Serena (De Ferrari ndr.) ha lavorato tantissimo sul cobra e si vede da come si muove, Massimiliano (Caiazzo ndr.) guarda spesso di lato, arriccia un po’ il naso. Ha delle azioni ricorrenti anche lui. Io ho utilizzato la chewing-gum perché veniva utilizzata nel flashback e, dal momento che c’erano scene in cui non facevo molto, utilizzavo la gomma. In seguito l’ho utilizzata anche in scene con il comandante (Carmine Recano ndr.) e con Pirucchio. Ho lavorato anche con le sigarette e ho riguardato anche “Peaky Blinders” per cercare di attingere da Cillian Murphy. Trovo che la sua sia una delle fumate più eleganti che ci siano al cinema e nelle serie tv.

 

Hai degli attori di riferimento?

Cambiano spesso. Ultimamente seguo molto Adam Driver, anche se siamo degli attori completamente diversi. Per “Mare Fuori 2” ho seguito tanto Cillian Murphy, come ho accennato prima, e Timothée Chalamet.

Qualche aneddoto dal set che vorresti raccontarci?

Un momento divertente mentre abbiamo girato è sicuramente quando Pino (Artem) deve drogare il pasto di Pirucchio che si trova in isolamento. Alla frase “Voi vi lamentate? Ma perché vi lamentate? Guardate cosa mangiano in isolamento”, noi dovevamo lanciare dei pezzi di pane. Abbiamo lanciato così tante cose ad Agostino Chiummariello che la scena è stata tagliata. È stato molto divertente perché eravamo rilassati, non dovevamo fare niente per quattro ore, se non lanciare cose a chi stava in campo. C’è un video nel backstage che dimostra che ci siamo dovuti fermare durante quella scena perché anche Artem ha cominciato a ridere e gli è pure cascato il latte dal piatto.

Che ruolo ti piacerebbe interpretare in futuro?

Ultimamente sto lavorando molto sulla tenerezza, perché è un sentimento che Edoardo fa vedere poco. Mi piacerebbe lavorare a dei personaggi più fragili e che mostrano maggiormente le proprie fragilità rispetto a Edoardo che si mostra quasi sempre forte. Mi piacerebbe interpretare un personaggio che ha a che fare con la malattia o che possiede un lato forte e un altro con una grande fragilità. Mi piace l’idea di interpretare un pugile ma con una vita complicata o un pilota con delle difficoltà ad emergere. Ho voglia di fare tante cose ma tempo al tempo.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

La voce dello schermo è un momento per distaccarsi dalla realtà, entrare in un sogno e provare a rilassarsi. L’aspetto più bello del cinema e dello schermo è che ci permette di sognare e di entrare dentro un sogno quando vogliamo noi.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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