Breaking
Lun. Nov 10th, 2025

Valentina Ruggeri: “Vi svelo la mia ricetta della felicità. Ho imparato la nobiltà del comico da Anna Marchesini” L’attrice, che stiamo ammirando su Rai 1 ne “La ricetta della felicità” nei panni di Ornella, si racconta su “La voce dello schermo”.

Ott 9, 2025
Foto di Alessandra Trucillo

La ricetta della felicità” è una delle fiction più interessanti di questo periodo televisivo e giovedì 09 ottobre andranno in onda altri due episodi, prima del gran finale della prossima settimana.
Abbiamo intervistato, su “La voce dello schermo”, Valentina Ruggeri, che nella fiction di Giacomo Campiotti ha saputo regalarci una performance contemporaneamente profonda e frizzante nei panni di Ornella. L’attrice ha raccontato cosa abbia rappresentato per lei far parte di questa fiction e interpretare un personaggio che l’ha riportata nella sua terra d’origine. Oltre a parlare de “La ricetta della felicità”, l’attrice ha ricordato i progetti e gli incontri indimenticabili che hanno reso la sua carriera molto interessante, da George Clooney in “Catch-22” ad Anna Marchesini, e ci ha regalato qualche anticipazione riguardo “Uno sbirro in appennino”, nuova serie in cui la vedremo al fianco di Claudio Bisio. A voi…

Foto di Alessandra Trucillo

Ti stiamo vedendo ne “La ricetta della felicità”. Cosa hai amato di questa esperienza?

Mi ha riportato nella mia terra e, per la prima volta, mi è stato chiesto che il mio personaggio fosse romagnolo e che portasse un forte sapore di Romagna. È una ‘piadinara’ e quella che da noi si chiama una ‘sdaura’, ovvero una forte, tosta, instancabile, lavoratrice, che pensa agli altri, che cerca di far funzionare tutto ma sempre ironica e solare. Sono tutti ingredienti che dentro di me ritrovo e che avevo avuto poco modo di sperimentare in passato. È stato veramente molto bello. Inoltre, ovviamente, mi è piaciuto esplorare la bellezza dei rapporti femminili. Faccio parte di un trio vocale femminile e i rapporti tra donne sono stati nelle mie corde e mi piace raccontarli senza stereotipi.

Riguardo, invece, Ornella, cosa ti ha conquistato di lei?

Possiede una purezza interessante, è una mamma, un’amica, una collega e una moglie che prende tutto di petto e con il cuore aperto. Accoglie tutti, non giudica ed è un personaggio a cui si vuole bene e di cui non si riesce a fare a meno.

Cosa ti accomuna e cosa invece ti divide da lei?

Mi accomuna l’instancabilità, l’essere tosta, lavoratrice e mamma sia dolce sia severa. Quello che mi manca è invece una comunità come la sua. Purtroppo, vivendo a Roma, sono lontana dalla mia famiglia e mi piacerebbe avere un maggiore senso di comunità e di pensiero collettivo.

Mostra un lato più serio e uno più divertente. Com’è stato rimanere in equilibrio su questi due suoi volti di Ornella?

È stato molto bravo Campiotti. Sarebbe stato facile narrarla in maniera bidimensionale, Giacomo, invece, è stato molto bravo a donare una tridimensionalità ai personaggi e a rendere le loro storie speciali. Affronterà anche delle difficoltà, si confronterà con i propri limiti, si sentirà spaesata, chiederà aiuto e verrà accolta. È una donna così forte che, a un certo punto, crolla e ha bisogno di aiuto. È molto bello vedere come il gruppo si stringerà attorno a chi ha bisogno.

Per quanto riguarda il lavoro con Campiotti, com’è stato essere diretta da lui?

Giacomo è un regista unico e un tornado creativo. In alcuni momenti sembra folle, in realtà nel momento in cui conosci la sua filosofia comprendi che è coerente e ha già in mente tante idee. Tuttavia, è sempre molto aperto alle proposte perché vuole tanto bene sia ai personaggi sia ai suoi attori e si percepisce. Si è creato un clima raro sul set di affetto vero, tra persone che lavorano tutti per un unico progetto.

Come hai detto tu stessa, questo progetto ti ha permesso di girare nella tua regione. Per un attore è meglio giocare in casa o in trasferta?

Credo siano importanti entrambi gli elementi. Allontanarsi da sé è divertentissimo e ti dà la possibilità di vivere altre vite, di sperimentare e di giocare. Tuttavia, ogni tanto, ritrovare qualcosa che ti ricorda le tue origini e la tua infanzia è dolce. Per me la Romagna è la mia infanzia. Ricordo le vacanze a Riccione, con mia nonna e la mia famiglia e c’è qualcosa di molto tenero che mi lega a quei sapori, a quei colori e a quel mondo.

Sei di Bologna. Quali marchi di fabbrica ti ha donato essere emiliana?

Credo ci sia una certa bonarietà e un sorriso sempre per tutti. Siamo persone che, anche nelle sfortune, trovano sempre qualcosa di solare e cerchiamo di non essere cupi. Nonostante ci troviamo in una terra grigia, lottiamo contro la nebbia con la solarità. Bologna è una città universitaria, piccola ma accoglie tanta diversità. Possiede una grande tolleranza, accoglienza e un pensiero moderno nei confronti di ciò che non conosciamo. È curiosa, viva e si arricchisce di tutto quello che proviene da fuori.

Tre ingredienti per la tua ricetta di felicità…

La salute, avere attorno persone a cui vuoi bene e che ti vogliono bene e saper ridere e avere della leggerezza, che non significa essere superficiali ma riuscire a prendere tutto con il giusto peso, senza mai sprofondare e lasciarsi andare.

Nella tua professione invece?

Non prendersi troppo sul serio, accettare i fallimenti e riconoscere i successi.

Bastano tre ingredienti?

Ce ne vorrebbero altri duemila, ma ci accontentiamo! (ride ndr.)

Cosa deve aspettarsi il pubblico dalle prossime puntate?

C’è ancora tanto da vedere. È una storia con tanti livelli e le trame umane vanno intrecciarsi e complicarsi, essendo sempre più tridimensionali e sfaccettati. Ci sono tanti elementi che si possono ricondurre alla propria vita. I protagonisti hanno delle domande e cercano delle risposte e sono quesiti che ci poniamo tutti sull’accettazione di sé, dell’altro e del futuro. Ci saranno tante sorprese.

Quali sono stati, secondo te, gli incontri che hanno segnato positivamente la tua carriera?

Ce ne sono stati tanti. Il primo incontro magico è stato con Eugenio Allegri, un attore teatrale che è scomparso da poco. È stato il mio primo maestro, l’uomo che mi ha insegnato la meraviglia del teatro e a vedere questo come lavoro. Mi ha fatto sembrare questo possibile e non soltanto un sogno. Mi ha insegnato l’artigianato di questo lavoro ed è stato prezioso per me. Un altro incontro incredibile è stato con Carlo Cecchi. Ho frequentato l’Accademia Silvio D’Amico e Carlo ha curato il nostro saggio. È stato così bello e interessante che siamo andati due anni in tournée con lui. È la storia del teatro e un vero maestro. È complicato e affascinante. Mi ha insegnato tantissimo.

Un’esperienza molto importante per te è stata “Catch-22”. Come ci si confronta con George Clooney?

Ci si confronta bene! (ride ndr.) Anche lui è stato un incontro bello. È stato un onore e un piacere lavorare con lui e mi ha aperto gli occhi su un modo di fare cinema. È una persona umile, gentile e che sa cogliere il talento di ognuno e usarlo per un fine collettivo.

C’è qualcosa che ha reso indimenticabile questo set?

Mi ha chiesto di aggiungere una scena che non era prevista, facendomi cantare in un piano sequenza senza saper bene dove collocarlo all’interno della storia. È stato magico, ci ha fatto sedere su dei divani, ha sussurrato una frase all’orecchio di ognuno, ha fatto una carrellata di primi piani fino ad arrivare a me mentre cantavo a cappella e si è creata una magia. Questa scena l’ha usata nel punto più commovente e toccante della serie, dando un significato completamente diverso da quello che avevamo immaginato noi. Comprendi da queste cose il genio del regista che riesce a vedere più in là degli altri.

Quanto è stato importante per te l’incontro con Anna Marchesini?

È sicuramente uno degli incontri più importanti. È stata una persona come non esistono altre. Lei mi ha insegnato la nobiltà del comico, di ciò che facciamo e la poesia del nostro lavoro. L’amore che provava per questo lavoro era incredibile. Quando è stata mia insegnante, stava già male, sembrava fragilissima in quel periodo; invece, aveva una forza e una potenza sia comica sia dura. Sapeva essere molto severa e riusciva a fare anche timore, in senso buono. Abbiamo provato un affetto immenso per lei perché ci ha restituito tanto amore. Mi ha insegnato a volermi bene. Un giorno mi disse: “Ma perché sei così severa con te stessa? Devi volerti bene”. Mi ha aperto gli occhi ed è riuscita a darmi tanto. Ovviamente, ci sono state anche lezioni difficili e a volte ho sofferto, ma non è mai stata una sofferenza gratuita, mi ha sempre insegnato qualcosa.

Prossimamente ti vedremo anche in “Uno sbirro in appennino” con Claudio Bisio. Cosa possiamo anticipare?

Anche questa sarà una fiction corale ed è molto bella perché è guidata da un grande capocomico come Claudio Bisio e un regista come Renato De Maria. È stata un’altra bella esperienza perché ho trovato un altro gruppo di belle persone. Il mio personaggio, Nadia Lucchi, sarà un’altra donna forte e lavoratrice, ma con un tono più cinico e sarcastico.

Nella recitazione a volte diventa importante resistere. Come si riesce a trovare questa forza?

Bisogna mettere nella giusta proporzione i vari aspetti della vita. Non vivere soltanto per il proprio lavoro e non vedere quello come unico obiettivo ma, quando non si lavora, bisogna saper coltivare la propria curiosità, i propri affetti, il proprio benessere psicofisico e sapersi centrare come individuo. Quando ciò che si ha attorno crea disequilibrio, è necessario avere un proprio equilibrio forte. Serve dare il meglio di sé quando si sta lavorando, ma non farsi inglobare soltanto da quello.

Si riesce a stare tranquilli nei momenti di attesa?

Ovviamente no! (ride ndr.) Tuttavia, devo dire che sono cambiata da quando sono diventata mamma. Sono riuscita a dare una diversa scala di importanza alle cose. Comprendi che la nostra è una vita fatta di attese, ma nel frattempo ci sono cose più importanti e c’è la vita che ti meraviglia tutti i giorni.

È un momento molto bello dal punto di vista professionale. Come ti senti?

Mi sento fortunata perché è un momento di crisi per il nostro settore e riuscire a fare delle cose belle, che mi hanno reso felice e di cui sono orgogliosa è un grande regalo. Mi fa respirare e mi fa tirare una boccata d’aria non soltanto per me, ma per tutti. È un buon momento per ricaricare le pile e prendo tutto ciò di positivo che viene da questo periodo.

Se fossi una giornalista che domanda faresti a Valentina?

Le chiederei: “Come vivi il traguardo dei quarant’anni? Come pensi sia andata?”. E risponderei che è andata bene. Mi sembra assurdo siano quaranta e non me li sento, ma guardando indietro ho fatto tanto e non soltanto dal punto di vista lavorativo. Mi sono tanto divertita, ho avuto mille passioni diverse, ho viaggiato, ho conosciuto tantissime persone, sono cambiata tante volte ma sono ancora tanto curiosa, ho ancora tanta voglia di vedere, di stupirmi e di cambiare ancora. Pensavo di avere più paura di invecchiare, invece mi trovo a mio agio con i miei quaranta.

Interpreti una madre di un figlio adolescente e sei madre nella vita. C’è qualcosa che ti fa paura per il futuro delle nuove generazioni?

Sì. Ci sono tanti livelli di paura. Ho tanta paura del mondo, di quello che può accadere e del fatto che mio figlio potrebbe non vivere un’infanzia così serena come l’ho avuta io. Un’altra grande paura è la tecnologia, come i social e l’intelligenza artificiale. Il mondo sta cambiando in maniera molto veloce e non so se ho gli strumenti giusti da genitore per gestire tutto ciò nel migliore dei modi. Infine, temo tantissimo l’individualismo che c’è adesso. Vorrei che mio figlio imparasse il pensiero collettivo, che riuscisse a godere della famiglia, della comunità e dell’altro e che non si sentisse solo.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

La voce e lo schermo sono le mie più grandi passioni. Canto e ho fatto la speaker radiofonica e per me la voce è l’elemento più affascinante dell’essere umano. Poi c’è lo schermo, l’altro mio amore. La voce dello schermo è il richiamo seduttivo dell’audiovisivo. Quando un suono affascinante si mescola a un’immagine affascinante è l’apoteosi.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

You Missed

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi