Breaking
Lun. Mag 12th, 2025

Intervista ad Alessandro Lui: “Da Boccanera in ‘The Bad Guy’ a Adriano Calì in ‘Vanina’” L’attore si racconta su “La voce dello schermo” parlando di teatro, del suo Boccanera in “The Bad Guy”, di “Vanina” e delle altre esperienze della propria carriera.

Mag 10, 2025
Foto di Marcello Di GIacomo

Alessandro Lui si sta ritagliando uno spazio importante all’interno della recitazione italiana. Il suo Boccanera in “The Bad Guy” è un personaggio tridimensionale, che ci ha affascinato per la sua caratteristica evoluzione e per quanto raccontato durante le due stagioni della serie diretta da Giuseppe Stasi e da Giancarlo Fontana. In queste settimane, l’attore è tornato sul set per girare i nuovi episodi di “Vanina – Un vicequestore a Catania”, che vedremo prossimamente su Canale 5. Abbiamo intervistato, su “La voce dello schermo”, proprio Alessandro Lui, che ci ha regalato un’interessante chiacchierata riguardo l’interpretazione di Matteo Boccanera e su alcuni importanti aspetti relativi a una delle serie più belle degli ultimi anni, che ha appena ottenuto la candidatura come Migliore Serie Crime ai Nastri D’Argento. Ma non è tutto: Alessandro ha anche parlato di Adriano Calì in “Vanina”, ruolo in cui lo rivedremo prossimamente, e degli altri progetti da attore che hanno contribuito alla formazione del proprio bagaglio artistico, come il teatro e l’esperienza in “Squadra Antimafia”. A voi…

*Foto di Andrea Miconi

Salve Alessandro, benvenuto su “La voce dello schermo”. Hai fatto parte di “The Bad Guy”, una delle serie italiane più acclamate degli ultimi anni. Cosa hai amato di questa esperienza?

Salve a tutti, grazie. Sin dalla prima stagione, c’è stata data la possibilità di lavorare in maniera libera, assieme a Giancarlo e Giuseppe e con gli autori. È stato molto bello partecipare al processo creativo già dalla lettura del copione. Abbiamo avuto la possibilità di proporre idee e i due registi si sono messi a giocare con noi attori. Ho trovato un clima meraviglioso con attori sempre disponibili e pronti alla battuta, si è creata una sintonia familiare e l’abbiamo mantenuta negli anni, diventando un gruppetto di amici. Selene (Caramazza ndr.), Claudia (Pandolfi ndr.), Giulia (Maenza ndr.) e tutti gli altri sono grandissimi professionisti ed è stato bello e divertente lavorare con loro.

Matteo Boccanera come ti ha messo alla prova?

Interpretarlo è stata una bella sfida già dal provino. Ho dovuto mantenere un equilibrio tra quanto abbia una sorta di incapacità con gli altri, essendo particolarmente goffo, impacciato, si incarta da solo ma tutto questo non gli impedisce di essere un treno e fortemente determinato: voleva fare l’avvocato, aprirsi uno studio e l’incontro con Luvi rappresentava un’opportunità gigantesca.

Come pensi sia cambiato nella seconda stagione?

In seguito, nella seconda stagione, ha l’occasione di dimostrare quanto questa goffaggine non sia diventata un limite e ha voglia di diventare più aggressivo, di mostrare più carattere e di stare bene. Nel primo ciclo di episodi ho dovuto trovare un equilibrio tra il suo impaccio e la sua volontà di darsi da fare; nel secondo invece ho dovuto abbandonare il Boccanera goffo e insicuro per dare una versione di sé più consapevole e cool. Scherzosamente abbiamo chiamato la sua trasformazione “Evil – Boccanera”, perché cambia i capelli, cerca di darsi un tono e si è scocciato di essere il Matteo dello studio nel seminterrato. Nei nuovi episodi ci siamo divertiti ancora di più perché, conoscendoci, è stato ancora più facile. È stata una delle esperienze più belle e formative della mia carriera. Infine, ho dovuto anche distaccarmi un po’ dal personaggio interpretato da Claudia e lavorare con altri attori come Fabrizio Ferracane, che trovo un talento innato, e con Luigi Lo Cascio ed è stato un privilegio e un piacere immenso.

Giuseppe Stasi e Giancarlo Fontana sono per certi versi visionari. Quali pensi sia il loro punto di forza?

Credo che siano innamorati del cinema e di quello che fanno. Questo amore ce l’hanno trasmesso dal primo giorno e hanno fatto innamorare tutti quelli che hanno fatto parte di questo progetto. Metterti in condizione di amare quello che fai, ovvero questo lavoro, gli permette di essere liberi: di creare, sperimentare, scegliere gli attori e le inquadrature che vogliono. In Italia siamo poco abituati ai registi che controllano il progetto dalla fase di scrittura fino all’ultimo montaggio. Questo permette di avere un controllo qualitativo superiore alla media e di non perdere nessuna fase del progetto. Giuseppe l’ha scritta, Giancarlo l’ha montata, collaborano sul set, si completano, dirigono l’attore e sono molto presenti. Mettono il loro amore a servizio di ciò che stanno facendo e la libertà gli permette di essere unici, perché “The Bad Guy” ha uno stampo unico.

Foto di Andrea Miconi

Che tipo di cinema pensi facciano?

Essendo giovani, vengono da un cinema molto più dinamico. Gli piace una cinematografia di un certo tipo e nella serie si vede tantissimo perché si strizza l’occhio ad alcune serie molto famose e a un modo di fare serialità anche all’estero, come “Breaking Bad”, “Better Call Saul” e le reference sono più sugli autori che su un cinema commerciale.

Per quanto riguarda “Vanina” invece cosa ami di questa esperienza?

È un set molto diverso rispetto a “The Bad Guy” ed è un ruolo molto differente rispetto a quello di Boccanera. Ho trovato anche questo un progetto molto divertente e, essendo Adriano Calì il medico legale delle vicende che si narrano in “Vanina”, c’è una professione centrale nella vita del personaggio ma accompagnata da degli aspetti personali molto in contrasto. È il medico legale migliore della Sicilia orientale, ma nella vita privata è l’opposto rispetto al personaggio che ho interpretato in “The Bad Guy”: è morbido, ha una relazione decennale, è omosessuale, è tranquillo, risolto, gran lavoratore e sta bene con se stesso. Se Boccanera è un goffo che cercava di farcela nella professione, Adriano Calì ce l’ha fatta, di goffo non ha nulla e ha la libertà individuale e l’affermazione professionale.

Che rapporto si è creato con il resto del cast?

Si è creato un rapporto molto bello. Davide Marengo è fantastico, ci ha permesso di costruire i personaggi assieme, di avere grande libertà e di creare un processo bellissimo. “Vanina” si gira su Catania e provincia e ci permette di immergerci nel clima della Sicilia. Credo che la narrazione siciliana sia un vantaggio perché, quando ti puoi permettere di ‘sporcare’ i dialoghi con un po’ di dialetto, anche la parola diventa un flusso creativo. Abbiamo potuto quindi inserire piccoli modi di dire che conoscevamo nel nostro dialetto, appellativi, slang dialettali e mi sono divertito a lavorare con la parola e a ricreare con Giusy (Buscemi ndr) un rapporto d’amicizia fraterna. È stata un’esperienza interessante e girare le scene in cui si dissezionavano i cadaveri è stato particolare! (ride ndr.)

Sappiamo che state girando la seconda stagione…

Sì, abbiamo iniziato il 14 aprile, siamo a Catania e dovremmo finire il 26 luglio. Avremmo quattro mesi per girare la seconda stagione, con quattro nuovi appuntamenti in cui viene adattato un romanzo per episodio.

Sia “The Bad Guy” sia “Vanina” mettono in mostra una grande sicilianità…

Proprio così, abbiamo visto tanti progetti ambientati in Sicilia ma un po’ carenti di sicilianità. Credo che “The Bad Guy” e “Vanina” siano accomunati proprio da un racconto fatto da siciliani di una Sicilia che esiste e non da luoghi comuni e da cliché. Ci sono tanti attori siciliani, con dialetti molto diversi l’uno dall’altro, e prodotti come questi sembrano dire: “guardate qua, si continua a sfornare attori”. Penso a Selene Caramazza o Giulia Maenza, volti nuovi di una Sicilia che continua a regalarci grandi talenti.

Foto di Valentina Glorioso

Tra le tappe fondamentali della tua carriera, quali sceglieresti?

Sicuramente il mio incontro con il teatro, che è avvenuto solo dopo aver fatto l’accademia di recitazione, è stato un momento molto importante. È stata una folgorazione, non come il cinema perché ne sono innamorato sin da quando ero bambino, ma cominciare a salire su un palco mi ha fatto guardare in faccia questo lavoro e mi ci sono impegnato con tutto me stesso. È stato un primo passo che non dimenticherò mai. Un’altra importante tappa è stata anche “Squadra Antimafia” perché ha fatto da scuola a tantissimi attori che conosco. Andando avanti nel tempo, per me, esiste un prima e dopo “The Bad Guy”, perché arriva in un momento molto particolare, nasce dopo la pandemia e c’è stata la grande diffusione delle piattaforme. Secondo la mia esperienza, ha rappresentato la prima volta dove il cinema è arrivato alla tv. Mi ha permesso di lavorare in un contesto molto professionale, cinematografico, artistico e questa serie mi ha profondamente cambiato e ha avuto un grande impatto su di me.

Dove ti vedremo prossimamente?

Sarò nel cortometraggio “La clessidra umana”, un bellissimo progetto diretto da Elia Bei. Lo avevamo scritto insieme nella forma di soggetto di un film che raccontava le realtà manicomiali da metà Novecento fino alla Legge Basaglia. Con altri due colleghi, Paolo Mazzarelli e Ivano Picciallo, abbiamo raccontato la storia di Ugo, tratta da fatti realmente accaduti, che in un internato veniva usato come clessidra umana e ogni mezz’ora svegliava gli infermieri durante il turno di notte. È una vicenda molto bella e molto toccante. Il corto sta girando diversi festival e sta seguendo un po’ la scia degli altri che abbiamo realizzato e che ci hanno permesso di toglierci diverse soddisfazioni.

Oltre a “La clessidra umana”, ti stai dedicando anche allo spettacolo “Immacolata Concezione”…

Sì, è l’ultimo lavoro della mia compagnia, che si chiama “Vucciria Teatro” e prodotto dal Teatro Bellini di Napoli. È uno spettacolo che ha debuttato nel 2018, vincendo anche il Festival I Teatri Del Sacro, e da allora lo portiamo in tournée e ci sta dando diverse emozioni. La prossima stagione torneremo a Roma, Napoli e Milano. Anche questo progetto deriva da un soggetto di un film, scritto assieme alla ragazza protagonista: Federica Carruba Toscano e che in seguito il regista Joele Anastasi ha riadattato in drammaturgia. Oltre a recitare, mi piace molto inventare storie nuove, creare soggetti e condividerli con chi stimo. È ambientata in Sicilia e racconta di un amore non carnale di una prostituta che si scopre la più desiderata del paese ma che non fa sesso con i suoi clienti.

A volte la provenienza può rappresentare croce e delizia dell’attore, come ti confronti con la tua sicilianità?

Molte volte, specialmente quando si ha una regionalità molto forte, potrebbe rischiare di diventare un limite. Tuttavia, ritengo che l’importante sia sempre avere la responsabilità di mantenerla fedele. Anche se un progetto è ambientato in Sicilia, non si deve per forza marcare eccessivamente la cadenza. Esiste una Sicilia più normale e quotidiana per tutti. Un esempio è Boccanera che, nonostante sia di Palermo, non parla mai in dialetto. Quante volte vediamo una rappresentazione della Sicilia aderente a un immaginario degli anni ‘50/’60. Ancora oggi c’è gente che rappresenta questa regione come la descrisse Coppola ne “Il Padrino”. Se viene richiesto a un siciliano di raccontare una Sicilia che non esiste a quel punto può diventare un limite reale: attoriale, espressivo, creativo e artistico. Se, invece, si dà per assodato che quel personaggio viene da Palermo e che la sua provenienza non lo caratterizza in tutto e per tutto, credo ci sia la possibilità di un divertimento maggiore.

Come ti sei confrontato, invece, con l’allontanamento da progetti siciliani?

Mi è capitato di far parte di progetti che non sottolineavano provenienze geografiche, soprattutto a teatro. Noi attori, studiando, partiamo dalla dizione e poi la carriera ci porta a riappropriarci del dialetto e delle regionalità. Il cinema è molto cambiato, si va verso una verità di parola ed è difficile che ormai si concepiscano storie dove si parla un italiano senza provenienze geografiche. Il dialetto è diventato una conditio sine qua non di un racconto veritiero. Certo, essere siciliano è fortemente caratterizzante ma ho avuto la fortuna di lavorare, sia in “The Bad Guy” sia in “Vanina”, con gente che non vuole il cliché ma partecipazione da parte dei siciliani. Da questo punto di vista le mie esperienze sono state fortunate. Non è stato mai un limite per me essere siciliano e lavorare sulla sicilianità, anzi ha rappresentato un vantaggio.

Ti piacerebbe confrontarti con un dialetto differente?

Assolutamente sì, amo i dialetti e cerco di impararli tutti. Parlo fluentemente il napoletano, il marchigiano e altri. Mi è capitato di fare provini per personaggi del nord e mi piacerebbe esplorare altre regionalità, anche lontane dalle mie e spero possa accadere.

Se fossi un giornalista che domanda faresti ad Alessandro?

Gli chiederei: “Qual è l’obiettivo e lo scopo di un attore?” e risponderei che l’attore puro, qualunque cosa esso faccia e interpreti, abbia come unico scopo quello di essere credibile perché, se non lo è, rende superflui metodo, mezzo e altri aspetti.

Come si riesce a essere credibili?

Credo che per esserlo non si debba mai dimenticare chi sei e cosa fa parte di te. Ritengo che la vita debba essere sempre il punto di riferimento del lavoro da attore. La rappresentiamo, per cui non perdere mai contatto con la realtà, con la tua fisicità, con il tuo modo di essere e di parlare ed è importante per trovare una credibilità. Bisogna far diventare i personaggi esseri umani e con le loro normalità.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”, cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Ogni volta che mi metto davanti a uno schermo e ascolto la sua voce è come se mi connettessi con ciò che più mi piace. Il cinema è la mia vita, guardo serie tv e film tutti i giorni, da quando ero bambino, e ascoltare la voce dello schermo mi fa evadere dalla realtà ed è un richiamo che amo da sempre e in cui spero di poter vivere per sempre.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

You Missed

Utilizzando il sito, accetti l'utilizzo dei cookie da parte nostra. maggiori informazioni

Questo sito utilizza i cookie per fornire la migliore esperienza di navigazione possibile. Continuando a utilizzare questo sito senza modificare le impostazioni dei cookie o cliccando su "Accetta" permetti il loro utilizzo.

Chiudi