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Intervista ad Artem: “Vi racconto la mia rinascita” L’attore, che stiamo vedendo in queste settimane nella quinta stagione di “Mare Fuori” nei panni dell’amatissimo Pino, si racconta su “La voce dello schermo”.

Apr 2, 2025
Foto di Tommy Napolitano

La quinta stagione di “Mare Fuori” è disponibile interamente su RaiPlay e va in onda ogni mercoledì su RaiDue. La serie prodotta da Picomedia di Roberto Sessa e da Rai Fiction ha visto cambiare anno dopo anno diversi protagonisti e registi. Nonostante le novità, uno dei pilastri della serie continua a essere il personaggio di Pino. Avevamo intervistato Artem durante le prime stagioni di “Mare Fuori” e una delle sue caratteristiche che ci aveva colpito immediatamente è sicuramente la sua grande tenacia e determinazione nel volere raggiungere i propri obiettivi, un approccio figlio del suo passato da boxeur e che lo ha reso un grande combattente. Nel frattempo, Artem è cresciuto molto artisticamente e, tra una stagione e un’altra di “Mare Fuori”, ha anche recitato in “Nostalgia” di Mario Martone con Pierfrancesco Favino. In occasione dell’uscita della quinta stagione della serie italiana più seguita di sempre, abbiamo ritrovato Artem su “La voce dello schermo”. L’attore ha parlato dei nuovi episodi, che stiamo vedendo in queste settimane, e di quanto sia orgoglioso di interpretare Pino, il cui cambiamento e la propria voglia di migliorare può rappresentare un vero e proprio esempio per tanti ragazzi. Tuttavia, questi anni per Artem non sono stati tutti rose e fiori e ci ha confidato che, tra il 2023 e il 2024, ha dovuto lottare contro un mostro difficile da sconfiggere: la depressione. Ma un combattente che si rispetti riesce sempre a sconfiggere i mostri che incontra durante il proprio cammino. A voi la nostra intervista ad Artem, che ci racconta la rinascita di un guerriero…

Foto di Cristina Nashed

Salve Artem, bentornato su “La voce dello schermo”. Siamo arrivati alla quinta stagione di “Mare Fuori”, quali aspetti hai amato delle nuove puntate?

Salve a tutti, bentrovati. Ho apprezzato i cambi di energia presenti, le nuove dinamiche e le situazioni che riguardano il set. L’ingresso delle new entry ci ha permesso di attuare un interessante scambio e ho potuto condividere con loro l’esperienza di quattro anni di “Mare Fuori”. Sono grato e contento che siamo riusciti a realizzare un ottimo lavoro.

Com’è stato accogliere i nuovi arrivati?

È stato molto bello e ricordo un episodio simpatico che è accaduto con Alfonso (Capuozzo ndr). Lo conobbi durante i casting di questa stagione, mi trovavo lì con alcuni amici. Quando lo incontrai nuovamente, durante le riprese, inizialmente non lo riconobbi e mi disse: “Ti ricordi di me? Ci siamo conosciuti ai casting e mi hai detto: ‘dai, ti voglio vedere sul set con me’”.

Dopo cinque anni, cosa ti piace di Pino?

Dopo diversi anni di lavorazione, ho percepito un’enorme responsabilità nei confronti del pubblico giovanile. Mi fa veramente piacere che Pino possa essere un esempio positivo per tante persone e raccontare di un ragazzo che è cambiato in meglio e che vive la propria evoluzione adolescenziale volendo migliorare e dimostrandolo. Ho dato tanto a lui, cercando di trasmettere la mia visione introspettiva all’interno della sceneggiatura.

Come pensi sia cresciuto Artem artisticamente rispetto alla prima stagione?

“Mare Fuori” è stata una grandissima palestra tra tutte le sfumature e i pensieri raccontati. In alcune scene tra Pino e Kubra, che erano le più impegnative, mi sono sentito come un pittore che disegnava su una tela, ricercando linee sensibili ed emotive.

Carmine Elia ti ha lanciato, Ivan Silvestrini ti ha consacrato e Ludovico Di Martino?

Mi ha rivoluzionato. Sono tre registi che mi hanno conquistato per il modo di lavorare e per l’approccio molto differente tra loro. Avere a che fare con vari professionisti è sempre importante perché devi realizzare le loro aspettative. È stato come girare tre prodotti diversi all’interno della stessa location. Tutti e tre hanno contribuito alla mia crescita umana e artistica. Sono felice e soddisfatto di quello che stiamo facendo. Di solito le serie dopo qualche stagione possono morire, invece “Mare Fuori” sta continuando ad andare bene e sono orgoglioso dei ragazzi, della produzione e di tutto quello che stiamo realizzando.

Hai vissuto momenti di grande cinema, dal red carpet di Berlino con “La Paranza dei bambini” di Claudio Giovannesi a quello di Cannes con “Nostalgia” di Mario Martone. Delle esperienze con questi due registi cosa ricordi?

Il cinema possiede un’altra forma rispetto a quella delle serie tv, con tempistiche diverse e un modo di lavorare differente. Claudio mi ha lanciato e sono molto felice perché per me in quel momento della mia vita la recitazione era un gioco, poi è diventata una professione. Martone è un maestro, lo stimo tantissimo e mi ha avvicinato a un approccio americano. Tuttavia, anche “Mare Fuori” è stata un’esperienza fondamentale, perché mi ha offerto notevoli cambi di stati emotivi e mi ha insegnato a giocare con le mie emozioni. Sono grato di tutte le esperienze che ho fatto.

Hai condiviso uno stato sui social scrivendo: “The artist is the child who survived”. Come concili la parte professionale con il vedere la recitazione come un gioco?

Ho messo l’anima in tutte le interpretazioni e credo si possa percepire guardandomi negli occhi. Noi attori siamo come pittori e la nostra pittura consiste nel ricostruire la vita. L’arte è la ricostruzione perfetta della vita. Ogni declinazione della recitazione è differente e se il cinema è pittura, il teatro per me è scultura.

Credi nel destino?

Sì, niente accade per caso. Ogni nostra scelta, nel bene o nel male, ogni frustrazione e ogni errore ci dà la possibilità di imparare qualcosa. Ogni nostra decisione sarà il risultato del nostro domani.

Com’è stato gestire l’onda mediatica travolgente che ha portato “Mare Fuori”?

Non è stato semplice, perché il boom della serie del 2023 ha coinciso con un periodo della mia vita non facile e, oltre alle situazioni lavorative, ho dovuto gestire anche quelle personali. Ho cercato di dare la priorità alle persone che mi hanno circondato in questi anni e di stare vicino ai miei affetti, seguendo il mio cuore. Tra il 2023 e il 2024 non è stato un bel periodo. Ho sofferto di una depressione di cui nemmeno mi ero reso conto e, nonostante ciò, andavo avanti con questo peso sulle spalle. Nella vita le circostanze e gli equilibri cambiano e a volte le delusioni dalle persone che reputi vicine possono farti crollare. Chi è più sensibile accusa ancora di più il colpo. Invece di pensare a me stesso e alla mia carriera, ho scelto altre priorità perché credo ci sia sempre tempo per brillare e per raggiungere dei traguardi, ma se trascuri situazioni più importanti rischi di avere rimorsi e nella mia vita non voglio rimpianti.

Foto di Sabrina Cirillo

Secondo te, perché si è manifestato in quel momento della tua vita, quando le cose sembravano andare per il meglio dal punto di vista professionale?

Non saprei. Prima del periodo di Sanremo del 2023 sono accaduti determinati avvenimenti che mi hanno reso emotivamente debole, non mi importava di nulla, seguivo l’onda e mi sentivo come se fossi sanguinante e circondato dagli squali. Ma adesso sono felice e voglio che Pino sia d’esempio per i ragazzi, al di là di ogni aspetto. “Mare Fuori” mostra delle problematiche che riguardano tutta Italia e può offrire una speranza per seguire la strada giusta. Inoltre, mi piacerebbe fare qualcosa per i ragazzi, ho delle idee in testa e vorrei metterle in pratica.

Se fossi un giornalista che domanda faresti ad Artem?

Gli chiederei: “Come hai sopportato tutto quello che ti è accaduto?” e risponderei che, nonostante quello che ci accade, non bisogna mai perdersi d’animo e scoraggiarsi, anche se a volte non è facile. Ricordo che nel 2023 postai ingenuamente lo stato: “La depressione è uno stato emotivo per i deboli”, in quel periodo la stavo combattendo ed era un modo per esorcizzarla. Fui attaccato da tutta Italia e non mi resi conto di cosa avessi detto di sbagliato. Tuttavia, il mio intento non è mai stato di sottovalutarla ma era soltanto un modo per farmi forza.

Cosa hai imparato da questo periodo della tua vita?

Mi sono reso conto che dobbiamo stare attenti a non trascurare il nostro benessere psicofisico e che non bisogna permettere di fare spegnere il fuoco interiore di un’artista. Nonostante le pressioni, ho sempre cercato di fare buon viso a cattivo gioco, portando il lavoro a termine e ho compreso davvero l’importanza della disciplina e di quanto siano fondamentali determinate cose, soprattutto quando mancano. Mi sto rimettendo in forma, sto vivendo un periodo di rinascita come Artem, come uomo e come attore nei progetti nuovi che verranno.

La recitazione ti ha aiutato a superare i momenti di difficoltà?

Sì, è stata uno sfogo e mi ha aiutato a canalizzare le energie in qualcosa di diverso dal quotidiano e dal grigio che mi circondava in determinati momenti.

Cosa significa per te recitare?

Significa vivere una vita diversa dalla mia e buttarmi a capofitto su quel mondo. Spero di mettermi alla prova presto in altri ruoli, anche se c’è un progetto cinematografico che mi riguarda ma di cui non posso ancora parlare.

Come ti vedi dopo “Mare Fuori”?

Non saprei. La vita è imprevedibile. Sto lavorando su me stesso, ho ritrovato la fame e la determinazione e per me è importantissimo. L’uomo forte può cadere nella vita, ma è importante rialzarsi e come si affrontano determinate situazioni. Adesso sto bene, sono felice e sto mettendo tutto me stesso per realizzare i miei obiettivi e per accogliere nuove sfide lavorative.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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