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Mar. Giu 3rd, 2025

Intervista a Marcos Piacentini: “È importante realizzare film come ‘Più di ieri’” L’attore, che abbiamo conosciuto in prodotti come “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, “Brennero” e “Odio il Natale”, si racconta su “La voce dello schermo”.

Mag 29, 2025
Foto di Claudia Bianco

Il 29 maggio uscirà nelle sale “Più di ieri”, opera prima di Jean Carlos Gonzalez Flores con protagonisti Luca Di Sessa e Marcos Piacentini, prodotta da NoMade Film e distribuita da Draka Distribution. Il film esplora la relazione di Christian e Lucas, interpretati rispettivamente da Di Sessa e Piacentini, e oltre a raccontare con delicatezza una storia d’amore interessante, offre un’occasione per mettere in mostra un cinema giovane e indipendente. Inoltre, il 3 giugno alle ore 21:00 a Milano, ci sarà una proiezione speciale al Cinema CityLife Anteo in cui saranno presenti il regista e il cast.
Abbiamo intervistato – su “La voce dello schermo” – Marcos Piacentini che ha raccontato l’esperienza sul set di “Più di ieri”, ci ha parlato dell’importanza di realizzare prodotti del genere e ha ricordato le esperienze più importanti della propria carriera da attore come “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore” e le interpretazioni a teatro, in cui ha potuto non soltanto formarsi e crescere artisticamente, ma anche provare sensazioni che soltanto il palco può regalare. A voi…

Foto di Claudia Bianco

Salve Marcos, benvenuto su “La voce dello schermo”. Dal 29 maggio uscirà nelle sale “Più di ieri”, opera prima di Jean Carlos Gonzalez Flores e con protagonisti te e Luca di Sessa. Cosa hai amato di questa esperienza e quali corde ti ha permesso di toccare il personaggio di Lucas?

Salve a tutti, grazie. È stata un’esperienza nuova per me. Abbiamo raccontato una storia d’amore, quella tra Christian e Lucas, ed è una tematica che non avevo mai indagato prima nei personaggi interpretati durante la mia carriera. Lucas è istintivo, ma non stupido, e vive una profonda umanità e connessione con le proprie radici, che nel film si esplorano attraverso il personaggio di Juan, il nonno. Nonostante Lucas provenga da un background di un certo tipo, è una persona vera, solare e sincera.

Cosa ti ha lasciato questa esperienza?

Credo che il regalo più bello sia stato l’incontro umano con le persone che hanno fatto parte a questo progetto. Ovviamente è stato bello incontrare sul set Luca Di Sessa e trovare in lui un partner di scena tanto generoso, così come lo è stato Juan Fernandez, che interpreta il personaggio di mio nonno. Questo progetto mi ha arricchito molto dal punto di vista umano.

Quale pensi sia il messaggio più importante che vuole lanciare il film?

È una storia semplice, di solo amore e credo che tematiche importanti come quelle raccontate da “Più di ieri” siano necessarie e da portare al cinema e al pubblico.

Perché il pubblico dovrebbe vedere “Più di ieri”?

Perché c’è una storia importante, due nuovi giovani attori sullo schermo, c’è Juan Fernandez, è un’opera prima di una troupe giovane e bisogna sempre sostenere questo tipo di cinema.

Tra le esperienze in cui ti abbiamo visto ci sono “Brennero”, “Imma Tataranni – Sostituto procuratore” e “Odio il Natale”. Che cosa porti nel cuore di questi progetti?

Sono state tutte esperienze importanti. Sicuramente “Imma Tataranni” ha un posto importante perché è stato il mio primo lavoro in una serie tv. Sarò sempre grato al regista, Francesco Amato, che ha avuto il coraggio di scegliermi perché mi ero proposto per un ruolo in cui non andavo bene ma il regista si era fidato di ciò che aveva visto e mi ha offerto il ruolo di Gabriele. Con quello ho iniziato a lavorare. Ma ogni set mi lascia sempre tanto.

Riguardo il teatro invece?

Nasco dal teatro e ne sono un grande appassionato. Uno dei miei obiettivi è quello di proseguire sempre anche sul palco. È importante, formativo e credo che non smetterò mai di farlo. C’è un nuovo progetto che partirà nel 2026, che probabilmente mi porterà in America, che è tratto da un’opera di August Wilson, il più grande drammaturgo teatrale afro-discendente e ne sono molto contento.

Che emozioni ti trasmette il palco?

Il brivido e la tensione prima di andare in scena, il silenzio, il feedback reale del pubblico e la connessione tra attore e spettatore. Sei tu da solo e devi farlo in quel momento. Lavorare sul palco ti rende un attore.

Sei nato a Rio. In che modo pensi ti abbia arricchito essere italo-brasiliano?

Credo che mi porti un bagaglio che sulla scena italiana non è tanto comune. Il mio vissuto e la mia storia hanno contribuito alla persona che sono oggi e quando lavoro a un nuovo progetto e personaggio porto in lui qualcosa di me.

C’è qualche altra esperienza che ricordi con maggiore piacere?

Sicuramente lo spettacolo “Come out! Stonewall revolution” al Triennale di Milano con Maria Roveran e in cui interpretavamo più personaggi. Lo spettacolo parlava dei motti che diedero il vita al primo Gay Pride. È stato incredibile e una grande esperienza formativa.

Come ti vedi in futuro?

Il mio sogno è di riuscire a fare cinema come piacerebbe a me. Sarebbe fantastico lavorare con registi che stimo tantissimo come Matteo Garrone, Luca Guadagnino, i fratelli D’Innocenzo per citarne alcuni. Mi piacerebbe avere la possibilità di interpretare ruoli che mi mettano alla prova e con una storia interessante da raccontare.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa emozionarsi e condividere storie.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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