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Mer. Apr 30th, 2025

Intervista a Robert Dancs: “Interpretare Nicolò in ‘Sole a catinelle’ mi ha insegnato a vedere la recitazione come un gioco, adesso vedrete un nuovo Robert” L’attore, che abbiamo visto nel videoclip “L’ultimo giorno di patriarcato” diretto da Gennaro Nunziante e al fianco di Checco Zalone e Vanessa Scalera, si racconta su “La voce dello schermo” ricordando il successo di “Sole a Catinelle” e dimostrandosi pronto a nuove sfide interpretative.

Apr 30, 2025
Foto di Azddine El Ghaouat

Abbiamo conosciuto Robert Dancs da giovanissimo al fianco di Checco Zalone in “Sole a catinelle” nei panni del piccolo Nicolò. Sono passati dodici anni da allora, ma Robert non ha smesso di amare la recitazione, anzi, è pronto a stupire sempre di più in vesti più adulte rispetto a quelle dei suoi esordi nel film diretto da Gennaro Nunziante o nella serie “Fuoriclasse”. L’attore è, infatti, apparso ne “L’ultimo giorno di patriarcato”, il nuovo videoclip di Zalone e Nunziante, ma questo è soltanto un assaggio rispetto a ciò che il giovane è pronto a dimostrare. Abbiamo intervistato proprio Robert Dancs, che ha ricordato gli esordi in “Sole a Catinelle” al fianco del suo ‘superpapà’ artistico Checco Zalone e sotto la direzione di Gennaro Nunziante, esperienza che gli ha permesso di guadagnarsi la stima dei due e che l’ha portato, da adulto, a girare “L’ultimo giorno di patriarcato” e ha raccontato l’interessante percorso artistico che ha intrapreso in seguito al successo del film che l’ha lanciato. Una chiacchierata che ci mostra la grande determinazione nel voler mettersi continuamente alla prova e di farci vedere un nuovo Robert. A voi…

Foto di Andrea Ciccalè

Salve Robert, benvenuto su “La voce dello schermo”. Ti abbiamo visto di recente ne “L’ultimo giorno di patriarcato” con Checco Zalone e diretto da Gennaro Nunziante. Cosa ha rappresentato per te?

Salve a tutti, grazie. Poter lavorare nuovamente con loro è stato molto stimolante, un’emozione unica e un ennesimo attestato di stima che mi ha fatto capire di essere stato apprezzato completamente da Gennaro (Nunziante ndr.) e Luca (Medici alias Checco Zalone ndr.).

Sono passati dodici anni da “Sole a catinelle” e dal ruolo di Nicolò. Cosa ti è accaduto artisticamente in questi anni?

È stato un periodo in cui ho maturato più consapevolezza nei miei mezzi e di cosa voglio fare nella vita. Noi giovani viviamo una situazione nella quale ci sentiamo quasi pressati dal dover continuamente apparire ed essere al centro dell’attenzione e in questi anni ho cercato di fare il percorso inverso, agendo in silenzio per comprendere a fondo che quello che voglio fare nella mia vita è continuare il mio percorso da attore.

Oltre alla consapevolezza acquisita, hai anche seguito un percorso di studi per maturare dal punto di vista artistico?

Sì, ho fatto tre anni nell’Accademia di recitazione Milano Acting Lab e mi ha aiutato molto sia per quanto riguarda il metodo sia per la dedizione e la disciplina che mi ha trasmesso. La prima esperienza che ho avuto nel mondo della recitazione è stata giovanile, naturale e non necessitava nessun tipo di preparazione, essendo ai tempi un ragazzino. Affrontare un percorso di studi mi ha fatto apprendere aspetti importanti della recitazione ed è stato molto formativo. Ho imparato tanto dal punto di vista tecnico, anche se ritengo che, quando si recita, non bisogna mai dimenticare la parte giocosa del nostro mestiere perché, se non ti diverti e se non lo fai con gioia, non riesci a trasmettere ciò che vuoi a chi ti guarda.

Tornando a “Sole a catinelle”, che ricordi hai dal set con il tuo ‘superpapà’ artistico Checco Zalone e con Gennaro Nunziante?

Ho dei ricordi bellissimi, si era creata una famiglia con la troupe e con Luca e Gennaro. Ricordo un clima familiare, l’ho vissuta come un’avventura stupenda e un gioco bellissimo che ho affrontato con spensieratezza. Non lo consideravo un lavoro perché mi divertivo tanto a farlo.

Quando si recita da bambino è presente la parte giocosa. Da attore adulto, invece, cosa pensi abbia spinto Checco e Gennaro a richiamarti?

Ci siamo continuati a sentire telefonicamente per le occasioni e il legame affettivo si è mischiato a quello professionale, perché negli ultimi anni hanno sempre avuto modo di vedermi recitare. Con Gennaro c’è sempre stato un rapporto tra maestro e allievo: gli mandavo i miei video e gli chiedevo consigli. Sapeva come recito adesso e penso che questo abbia influito nella scelta. Mi sono sempre trovato molto bene con loro perché hanno un modo molto chiaro di farti comprendere cosa vogliono che tu trasmetta nella scena.

Com’è stato, invece, incontrare Vanessa Scalera?

È stato inaspettato. Era assente alla prova costume, quando sono andato sul set non sapevo ci fosse anche lei ed è stata una bellissima emozione.

Un’altra serie in cui ti ricordiamo è “Fuoriclasse”. Cosa ti ha insegnato questo progetto?

Il ruolo che avevo in questa serie aveva una rilevanza minore rispetto a Nicolò in “Sole a catinelle”, ma mi ha insegnato che ogni ruolo ha bisogno della propria preparazione e impegno perché, se un ruolo è inferiore in termini di presenza, non significa che necessita una minore preparazione o impegno da metterci.

Come si convive con l’etichetta di ‘enfant prodige’?

Ci ho convissuto molto, non è una brutta etichetta ma mi ha regalato una grande voglia di dimostrare le mie capacità da attore adulto e di rimanere nei cuori e nelle menti delle persone anche con dei ruoli nuovi e inediti.

Riguardo i nuovi progetti, cosa dobbiamo aspettarci da te?

Stanno accadendo tantissime cose nella mia vita, sto ricevendo molti segnali e sento che sono sulla direzione giusta. Mi approccio ai provini con grande professionalità e con divertimento per dimostrare la mia voglia di recitare. Ci sono dei progetti che possono diventare concreti e speriamo vadano bene. Inoltre, di recente, in seguito a dei self tape che ho fatto in inglese per delle produzioni straniere, ho ricevuto feedback positivi e sono stato a Londra, ottenendo una partnership con un agente londinese. Sto proseguendo la mia carriera da attore, cercando di arrivare a progetti anche internazionali.

Ci sono dei ruoli particolari in cui ti vorresti cimentare?

Mi piacerebbe interpretare dei ruoli di un certo spessore, che raccontano qualcosa di drammatico e toccante e che mi permetterebbero di addentrarmi in tematiche forti. Vorrei far vedere un altro Robert, distante da Nicolò di “Sole a Catinelle”. La vita ha tantissime sfaccettature e spero di farne rivivere il più possibile attraverso i personaggi che interpreto.

In una scena di “Sole a catinelle” Checco spiega a Nicolò cosa sia la vera felicità. Cos’è per te?

Secondo me, la felicità è riuscire a essere grati nella vita. Tutti abbiamo uno o più motivi per provare gratitudine e penso sia il mezzo principale attraverso cui sentirsi pieni a livello spirituale, mentale e materiale. Siamo in una società che vuole sempre di più, ma credo bisognerebbe apprezzare maggiormente ciò che si ha. Cerco di ringraziare molto per quello che ho e di apprezzarlo ogni giorno, che siano le relazioni con le persone, le amicizie, la mia famiglia e il lavoro che faccio nella mia vita, ovvero la recitazione.

Quale pensi sia il più grande insegnamento o consiglio che ti abbiano mai dato riguardo la recitazione?

Credo sia quello di lasciarsi andare, di prendere tutto meno seriamente. Ovviamente bisogna sempre lavorare con dedizione e disciplina per interpretare un ruolo nel migliore dei modi, ma occorre farlo sempre serenamente, senza ansia e divertendosi.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa ascoltare una voce privata. Può sembrare contradditorio, ma credo che la voce dello schermo arrivi in un modo soggettivo e che non può ascoltare nessun altro. È unica e diversa per tutti.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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