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Intervista ad Anna Gargano: “In ‘Eterno Visionario’ per ricordare quanto sia importante essere davvero liberi” L’attrice, dal 7 novembre nel film diretto da Michele Placido, racconta su “La voce dello schermo” gli aspetti che ha amato dell’interpretare Cele Abba e ricorda le altre interpretazioni importanti della propria carriera.

Nov 7, 2024
Foto Fabrizio Martelli, Fashion Eleonora Gaspari, Fashion assistant Alessandra Caponegro, Giacca Salvatore Santoro, Gioielli Losselliani, H&M Cosimo Bellomo, Production Palazzo, Ufficio Stampa Lorella Di Carlo

Oggi, giovedì 7 novembre, esce nelle sale “Eterno Visionario”, film diretto da Michele Placido, che racconta alcuni aspetti della vita di Luigi Pirandello e con un grande cast composto da Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Federica Vincenti e Anna Gargano. Abbiamo intervistato su “La voce dello schermo” proprio Anna Gargano, che nel film interpreta Cele Abba. L’attrice ha raccontato gli aspetti che l’hanno conquistata del film in uscita e di cosa abbia significato per lei vestire i panni di un personaggio che vive un po’ nell’ombra della sorella Marta e che deve fare i conti con il concetto di libertà, un tema a lei molto caro e che l’ha accompagnata diverse volte nelle proprie interpretazioni. A voi…

Foto Fabrizio Martelli, Fashion Eleonora Gaspari, Fashion assistant Alessandra Caponegro, Giacca Salvatore Santoro, Gioielli Losselliani, H&M Cosimo Bellomo, Production Palazzo, Ufficio Stampa Lorella Di Carlo

Salve Anna, benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo da “Eterno Visionario”. Cosa ti ha conquistata di questa esperienza?

Salve a tutti, grazie. Per prima cosa la sceneggiatura è stupenda: si parla di Pirandello in una maniera molto intima, indagando più sull’uomo che sull’artista. Il film racconta principalmente ciò che lui ha rappresentato all’interno della sua famiglia, ovvero una presenza molto forte, che fa sentire il suo peso schiacciante ai figli e alla moglie proprio perché le presenze così importanti a volte possono offuscare quello che c’è attorno. Parallelamente vediamo le due sorelle, Marta Abba e Cele Abba, che sono state sue attrici negli anni ’30. Il mio personaggio subisce un po’ ciò che è accaduto alla famiglia di Pirandello, dal momento che la sorella è stata una diva e il mio personaggio ha rappresentato per certi versi un po’ la sua ombra.

Cele Abba rappresenta ideali come la libertà e l’emancipazione ed è un personaggio molto attuale…

Sì, ho dovuto rendere un personaggio libero e che dimostra che nell’ombra si può essere quello che si vuole. La società di oggi ci fa riflettere molto sul volere degli altri a farci essere primi e ritengo sia sbagliato. Da questo personaggio ho imparato a voler essere chi voglio e chi sono.

Il concetto di libertà ti accompagna in diverse interpretazioni. Cosa significa per te essere davvero liberi?

Per me essere liberi significa essere se stessi. La libertà arriva quando ci si libera dal giudizio. È molto facile da dire ma in realtà è un concetto molto più complesso perché cambiamo in base alle persone che ci troviamo di fronte. Credo che dobbiamo raggiungere una consapevolezza di noi stessi di come vogliamo essere e soprattutto dobbiamo accettarci.

Che effetto fa essere portavoce di queste tematiche sullo schermo?

Credo sia di grande responsabilità ma che sia anche un onore perché grazie a questi lavori altre donne possono raggiungere questa verità dentro di loro e soprattutto nella società di oggi in cui magari non si sentono all’altezza. Per me, in fin dei conti, vince chi a a fine giornata riesce tranquillamente a darsi una pacca sulla spalla rendendosi conto di essere stata fedele a se stessa.

Com’è stato catapultarsi nel mondo di Luigi Pirandello?

È stato entusiasmante e allo stesso tempo emozionante perché, prima di tutto, avevo un bellissimo cast al mio fianco come Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Michele Placido e Federica Vincenti e affiancare grandi professionisti come loro ti trasmette una grande carica. Ho vissuto questa esperienza con grande umiltà e gratitudine e mi sono messa a disposizione della regia e della storia. Inoltre, riguardo il personaggio di Luigi Pirandello, sono stata felicissima di raccontare la storia di un uomo che è stato per certi versi rivoluzionario, soprattutto a teatro perché ha portato il vero in scena e lo vediamo anche con quanto successo a “Sei personaggi in cerca di autore”, che inizialmente era stato criticato perché non tanto capito ma in realtà era molto avanguardista perché, senza patinature, raccontava i drammi e le fragilità umane.

Come ti sei trovata a lavorare con questa squadra?

È stato favoloso, un sogno e inizialmente avevo tanta ansia per paura di non poter essere all’altezza. Tuttavia, Michele Placido ci tiene tanto a fare sentire i suoi attori a proprio agio, perché è un uomo generoso, sensibile e se vede un attore in difficoltà sa come aiutarlo perché è anche un attore. Sono onorata di aver fatto parte di questa esperienza.

Facciamo un passo indietro alle tue precedenti interpretazioni. “Bocche Inutili” di Claudio Uberti, un film sull’olocausto, ti ha permesso di viaggiare nel passato, in un periodo drammatico della nostra storia. Che esperienza è stata per te?

È stata molto forte umanamente, siamo state accanto a un vero campo di concentramento, a Carpi, che veniva usato per smistare le donne: una parte andavano a Ravensbrück e un’altra ad Auschwitz. Abbiamo girato lì circa un mese e mezzo e quando sono tornata mi c’è voluto un po’ per uscire da quella bolla. Secondo me quando si affrontano temi del genere si devono raccontare a pieno, con estrema verità, nonostante non abbiamo vissuto quelle situazioni e bisogna descriverle al meglio, nel rispetto delle persone che hanno sofferto quel periodo. Al mio fianco ho trovato un gruppo di donne fantastiche come Lorenza Indovina e Margot Sikabonyi, ci siamo spalleggiate e siamo diventate una bellissima squadra.

Quali sono le altre interpretazioni a cui sei maggiormente legata?

Un’altra esperienza a cui sono molto legata è stata a teatro, in cui ho interpretato la Monnalisa in uno spettacolo dedicato a Leonardo Da Vinci e in cui ho dato vita a questo personaggio particolare. Siamo abituati a vedere la Gioconda per la sua bellezza e per l’essere enigmatica nel proprio sguardo. Anche grazie a questa esperienza ho scoperto che, in realtà, dietro la Monnalisa c’è tanto altro, come ad esempio che il dipinto è stato realizzato nel momento in cui lei subisce la perdita di un figlio. Parliamo di un personaggio estremamente fragile che Leonardo ha reso eterno.

Cosa ami del teatro?

Credo che la magia del teatro consista nel fatto che ogni giorno portiamo in scena la stessa opera ma è come se fosse viva e cambia quotidianamente. Non è qualcosa che si ripete, ma che si vive in maniera diversa. È una bolla perfetta, in cui non appena entri senti il suo odore e, piano piano, ti dimentichi di te. È un’opportunità e per me ha rappresentato una terapia perché mi ha spinta a trovare del coraggio in tutti i giorni perché non sempre si ha la stessa grinta e autostima per esporsi in quel mondo. È stato sacro.

Se fossi una giornalista che domanda faresti ad Anna?

Le chiederei quali attori mi ispirano e risponderei: “Monica Vitti, Mariangela Melato, Natalie Portman e Olivia Colman”.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Non è legata soltanto a una voce e significa ascoltare qualcosa di più profondo all’interno di uno schermo.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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