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Intervista a Danilo Arena: “Dopo ‘Il Cacciatore’ vi presento Salvatore Lo Faro in ‘Vanina Guarrasi'” L'attore catanese, dopo aver interpretato Davide nella terza stagione de "Il Cacciatore", torna in tv nella nuova serie poliziesca di Canale 5.

Mar 25, 2024

Manca pochissimo al debutto di “Vanina Guarrasi – un Vicequestore a Catania”, serie diretta da Davide Marengo, prodotta da Palomar e tratta dai romanzi scritti da Cristina Cassar Scalia. Da mercoledì 27 marzo, su Canale 5, conosceremo una nuova squadra omicidi della televisione capitanata da Giusy Buscemi, che nella serie interpreta Vanina. Tra i personaggi che incuriosiscono già dal trailer, emerge quello di Salvatore Lo Faro, interpretato da Danilo Arena. Abbiamo già conosciuto Danilo per le proprie interpretazioni nei panni di Davide ne “Il Cacciatore” e per aver fatto parte del film “Comandante”, con Pierfrancesco Favino. Danilo ci ha presentato Lo Faro, ha raccontato cosa abbia significato per lui ritrovare il regista, Davide Marengo, e ci ha guidato verso la visione del nuovo poliziesco che affascinerà il pubblico di Canale 5. A voi…

Salve Danilo, bentornato su “La voce dello schermo”. Da mercoledì 27 marzo ti vedremo in “Vanina Guarrasi – un vicequestore a Catania”. Interpreti Salvatore Lo Faro. Quali aspetti hai dovuto affrontare nell’interpretarlo?

Salve a tutti, bentrovati. Lavorando sulla costruzione e sull’interpretazione di Salvatore Lo Faro ho dovuto rappresentare la sua grande sensibilità, il suo modo e il suo coraggio di affrontare i suoi demoni personali e la voglia di conquistare la fiducia di qualcuno, in questo caso del Vicequestore Vanina Guarrasi.

Cosa ti ha messo alla prova di questo personaggio?

Vestire i panni di Lo Faro mi ha messo alla prova fisicamente. Ho dovuto prendere circa 10kg di massa muscolare per poterlo interpretare. Mi ha messo alla prova tantissimo e, per un mese di preparazione e cinque di riprese, ho seguito una dieta severa, eliminando alcol e fritture. Visivamente, oltre a ricreare quanto scritto nella sceneggiatura, ho voluto rendere credibile al 100% questo personaggio mettendo in atto questo allenamento giornaliero, lavorando sul fisico, sulle movenze e mi sono documentato con mio fratello che fa parte delle forze armate.

Dopo l’esperienza ne “Il Cacciatore”, hai ritrovato Davide Marengo. Da Davide de “Il Cacciatore” a Salvo Lo Faro quali differenze ci sono state nella costruzione dei personaggi?

Ne “Il Cacciatore” ho dovuto costruire un personaggio tornando indietro nel tempo, ricercando gli anni ’90 anche attraverso i ricordi di mio padre, passando per il lato introspettivo di Davide e il doversi ritrovare in una situazione più grande di lui. Mentre, interpretare Lo Faro è stato più un gioco, attraverso il gioco sono arrivato al personaggio perché questa soluzione rappresentava l’unica via d’uscita per non rischiare di ottenere qualcosa di non reale e non credibile. Lo vedremo durante la messa in onda.

Che tipo di personaggio è?

È molto completo, racconterà un argomento molto importante: la dipendenza dai dispositivi digitali, dai videogiochi e dai social per nascondere vari problemi della sua vita e molto spesso questo accade anche nella vita reale. Credo che oggi sia difficile trovare un momento in cui ci fermiamo un attimo a riflettere e ad analizzare ciò che ci sta accadendo. Io lo faccio molto spesso, ma in un’era digitale come quella che stiamo vivendo è sempre più difficile che ciò avvenga. Lo Faro è molto completo perché si rivelerà non stupido e leggero come magari può sembrare da quello che mostra. In realtà è molto sensibile, profondo, amorevole, dedito al lavoro e un poliziotto vero.

Com’è stato lavorare nuovamente con Marengo? È un bell’attestato di stima quando un regista sceglie di lavorare nuovamente con te…

Voglio bene a Davide e lui ne vuole a me. Lo seguirei ovunque nei suoi progetti. Credo lui abbia percepito che nelle mie interpretazioni può chiedermi quello che vuole e lo faccio con disinvoltura. Questa ulteriore opportunità che mi ha dato è stato un bel regalo, un attestato di stima e di fiducia. Spero di averlo ricambiato con una la mia interpretazione e mi auguro con tutto il cuore di poter collaborare con lui in futuro per tantissimi film e serie tv perché è uno dei registi, insieme a Fabio Paladini, che mi hanno scoperto e dato la prima grande opportunità. Adesso mi ha dato un’altra grande occasione e sono convinto che lui creda in me quanto io creda in lui. Amo lavorare con lui, la sua regia, i suoi prodotti e interpreterei ogni ruolo diretto da lui.

Come cambia il rapporto tra regista e attore tra la prima interpretazione, sostanzialmente di conoscenza, e una seconda più matura?

La mia fortuna è stata che Davide aveva capito sin dall’inizio che il mio modo di recitare andasse a parare verso un tipo di recitazione più estremo, più pesato e di pancia. Sin da subito il nostro rapporto tra regista e attore è stato questo. È logico che “Il Cacciatore” sia un prodotto e “Vanina Guarrasi” un altro. Nell’interpretazione di Salvo ci siamo sbizzarriti e abbiamo giocato, la conoscenza delle nostre persone era molto più approfondita e ci ha permesso di lavorare su un rapporto già consolidato.

Cosa intendi per interpretazione “di pancia”?

Intendo vivere le emozioni che il personaggio sta vivendo. Quando interpreto un ruolo impongo al mio cervello di essere quella persona, per quanto sia azzardato.

Hai giocato in casa, essendo di Catania. Quali aspetti della Sicilia e di Catania mostrerà la serie?

Ho visto una Catania diversa rispetto a quella che ho visto io, dal momento che sono nato e cresciuto in periferia. La serie, invece, mi ha permesso di svegliarmi ogni giorno in città e mi ha permesso di vivere il centro di Catania. Per certi versi, avere l’opportunità di tornarci da attore e vivere il cuore di Catania, ha rappresentato per me una sorta di riscatto e una bella manifestazione di affetto che mi ha dato la mia terra. La serie farà vedere anche gli usi, i costumi, la cultura culinaria e la bellezza delle vie della città. Ovviamente mostrerà soltanto una parte di Catania, visto che questa prima stagione è incentrata soltanto su quattro romanzi scritti da Cristina Cassar Scalia e speriamo di potere raccontare altri aspetti della città in stagioni successive.

Temi che potrebbero nascere le solite polemiche quando si tratta il binomio Mafia-Sicilia?

Non credo ci sia questo rischio. La serie, tratta dai romanzi, è più incentrata sulla squadra omicidi di Catania e su cui il vicequestore indaga, ma non è una serie sulla mafia. Ha alcune caratteristiche del poliziesco e della commedia e guardando Vanina Guarrasi puoi commuoverti, emozionarti, riflettere, immedesimarti in uno dei personaggi e vivere queste avventure indagando insieme a lei.

In tv il poliziesco è un genere che stiamo vedendo parecchio. Come pensi si differenzi Vanina dagli altri prodotti?

Credo che proprio perché sia un genere molto seguito ritengo che “Vanina Guarrasi” sia un prodotto al passo con i tempi. Ogni prodotto, però, si differenzia dagli altri da come si muove la macchina, dalla regia, dalla scrittura, dal tipo di recitazione, dall’ambientazione e credo che, nonostante segui il genere poliziesco, abbia le caratteristiche per differenziarsi rispetto alle altre serie tv a cui siamo abituati.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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