Il 7 giugno debutta al cinema “La terra dell’abbastanza”, opera prima dei fratelli Damiano e Fabio D’Innocenzo. Il film racconta la storia di due fratelli, Manolo (Andrea Carpenzano) e Mirko (Matteo Olivetti), che dopo aver investito e ucciso un pentito di un clan malavitoso, si vedono aprire le porte della criminalità. Nel cast anche Milena Mancini, Max Tortora, Giordano De Plano e Luca Zingaretti.
A presentarci il film è stata Milena Mancini, che nella pellicola interpreta Alessia, la mamma di Mirko. L’attrice, oltre a presentare il film in uscita, ha ripercorso le tappe fondamentali della sua carriera, iniziata nel mondo della danza, con ottima considerazione anche a livello mondiale, e culminata con grandi risultati al cinema, in televisione e a teatro.
Salve Milena, benvenuta a “La voce dello schermo”. Il 7 giugno esce “La terra dell’abbastanza”, presentaci un po’ questo film e il personaggio di Alessia.
Salve, “La terra dell’abbastanza” è un film sull’amicizia di due ragazzi, è stato presentato quest’anno al Festival di Berlino ed interpreto Alessia, la mamma di Mirko, uno dei due protagonisti. E’ una donna molto forte che cerca di reagire alla vita e a quello che le offre.
Il film è un’opera prima dei fratelli Fabio e Damiano D’Innocenzo. Cosa ti ha colpito di questi due artisti emergenti?
Che, nonostante venga definita un’opera prima, sono dei registi molto capaci, molto pronti e che dalla loro scrittura fanno capire subito che tipo di progetto vogliono realizzare.
Ultimamente c’è stata una valorizzazione di tante opere prime, pensi che il vento stia cambiando per quanto riguarda il cinema italiano?
Assolutamente sì e sarebbe bello che tutti se ne rendessero conto molto di più. E’ importante non vederlo come un cambiamento lontano, ma come un qualcosa che sta accadendo adesso.
Quali sono le esperienze sul grande e sul piccolo schermo a cui sei più legata e perché?
Sono molto legata a “Il più grande sogno” di Michele Vannucci, anche questa un’opera prima, e mi ha dato l’opportunità di ritornare al cinema, dopo una pausa presa per la nascita dei miei figli e per studiare. In questo film sono riuscita a sfruttare l’esperienza accumulata durante il periodo in cui mi sono fermata. Poi ho incontrato Mirko Frezza, che gestisce un centro d’accoglienza a la Rustica, al quale cerco di dare il mio piccolo contributo.
Di recente sei stata protagonista dello spettacolo teatrale “Uno zio Vanja”. Cosa porti nel cuore di questa esperienza e cosa rappresenta per te il teatro?
Per me il teatro è una porta che si è aperta grazie a Vinicio Marchioni. Negli anni ho provato in tutti i modi a fare teatro, ma al momento è e rimane un circolo un po’ chiuso alle novità e a persone che provengono da percorsi differenti. Io, venendo dalla danza, venivo considerata più come una brava performer che come una brava attrice. Io e Vinicio abbiamo lavorato insieme quattro anni per metterlo in scena ed è stata una grandissima soddisfazione potere interpretare Elena.
Tu hai cominciato come ballerina ed eri anche molto considerata in quel mondo. Com’è stato per te mettere da parte un sogno e inseguirne uno del tutto nuovo?
E’ stato semplicemente uno step di crescita e una necessità di cambiamento. Sono un pesci, quindi ogni sette anni devo cambiare qualcosa della mia vita!
Qual è stato il ruolo più difficile da interpretare nella tua carriera?
Il primo film di Valerio Mastrandrea come regista è stato molto impegnativo. Perché, trattandosi di una partecipazione, è stato molto difficile spiegare, far vedere e far rivivere il mio personaggio in poche scene. Quando si ha un percorso narrativo che ha un inizio, un arco e una fine è tutto molto più semplice. Quando, invece, hai molte meno scene, devi essere molto più incisiva. Poi, in realtà, Valerio sul set è stato bravissimo ed è risultato tutto più semplice.
Dove ti vedremo prossimamente?
Mi vedrete in “Ride”, il nuovo film di Valerio Mastrandrea come regista. Quest’inverno riprenderemo “Uno zio Vanja”, sempre nel ruolo di Elena. Ad ottobre sarò al Piccolo Eliseo, come produttrice insieme a Vinicio Marchioni di un monologo teatrale intitolato “Senza Voce”.
Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
Significa aprire il cuore e le orecchie.
Di Francesco Sciortino