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Intervista a Sylvia De Fanti: “Combattiva su Netflix e nella vita” L'attrice presenta "Warrior Nun", nuova serie firmata Netflix in cui interpreta il personaggio di Mother Superion

Lug 2, 2020

Oggi, giovedì 2 luglio, è il giorno di “Warrior Nun”, nuova serie tv statunitense firmata Netflix che racconta le vicende di una ragazza orfana (interpretata da Alba Baptista) che, dopo essersi svegliata in un obitorio, scopre di possedere dei superpoteri e di appartenere a un ordine segreto di suore cacciatrici di demoni. A rappresentare l’Italia in questa interessantissima serie ideata da Simon Barry (“Continuum“) ci ha pensato Sylvia De Fanti, attrice cittadina del mondo apprezzata in pellicole come “La migliore offerta” di Giuseppe Tornatore e in “Anni felici” di Daniele Luchetti. Con grande piacere “La voce dello schermo” ha intervistato Sylvia in esclusiva, che ci ha presentato il personaggio di Mother Superion, la responsabile dell’addestramento delle monache guerriere: una donna dal carattere apparentemente impenetrabile, sicura di sé e molto protettiva con le “sue ragazze”. Ma non è finita qui, Sylvia ha ripercorso le tappe più significative della propria carriera e ha fatto un’interessante riflessione sui diritti delle donne nel 2020. A voi. 

*Foto di Skino Ricci

Salve Sylvia. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Oggi debutta su Netflix “Warrior Nun”. Presentaci un po’ la serie e il tuo personaggio.

Salve a tutti. Grazie. “Warrior Nun” è una serie ibrida, per così dire, gender bending: c’è azione, suspense, humor, c’è il fantasy e la fantascienza. C’è l’epoca ma allo stesso tempo tratta temi estremamente contemporanei. Le location sono straordinarie e i personaggi anche. Interpreto Mother Superion, che ha la responsabilità di allenare e preparare fisicamente e emotivamente le ragazze dell’ordine della Spada Cruciforme. Ha senz’altro le spalle larghe per portare il peso e la dignità di questa responsabilità.

 Cr. Courtesy of Netflix/NETFLIX © 2020

Il personaggio di Madre Superion ha fatto uscire un po’ il lato combattivo che c’è in te. Quali sono stati gli aspetti che ti hanno affascinato maggiormente di questo ruolo e quanto ti senti “guerriera” nella vita?

Mi sento assai guerriera nella vita! (ride ndr.). Dunque, mi sono immediatamente sentita connessa a questo personaggio. Mi ha affascinato il suo mistero…

Sei femminista e attivista. Ovviamente senza generalizzare, come reputi la donna dei nostri giorni? Cosa pensi si debba fare per tutelare i diritti delle donne?

Non saprei reputare “la donna” in generale. Non credo ne esista una definizione assoluta, per fortuna. Il genere è una costruzione sociale e i ruoli di genere sono spesso convenzioni. Non credo, dunque, esista un sistema binario, in cui inserire la categoria “donna” intesa come anatomicamente donna vs l’anatomicamente uomo. Purtroppo nel sistema patriarcale in cui viviamo invece si tende ad assumere questo dualismo e a consentire il perpetuarsi di violenze di genere e disuguaglianze che fanno perno proprio su questa cultura categorizzante. Sono convinta che occorra alimentare la diffusione di una cultura antisessista, antirazzista, nelle scuole, sui luoghi di lavoro, nelle relazioni e che sia fortemente necessario, collettivamente, lottare per l’inclusione sociale e per la tutela e la conquista di diritti per tutte e tutti.

In “Warrior Nun” tu rappresenti per certi versi l’Italia. Cosa pensi della serialità made in Italy?

Grazie alle piattaforme digitali sono senz’altro aumentate le possibilità di sperimentare e sono nati prodotti più innovativi, con linguaggi meno convenzionali. Penso a “Gomorra”, ad esempio. Anche le co-produzioni internazionali sono un’ottima opportunità per la serialità made in Italy: mi riferisco a prodotti come “L’Amica Geniale” o ai visionari “The Young Pope” prima e “The New Pope” dopo.

Credi che i prodotti italiani si stiano piano piano avvicinando a un linguaggio più “universale” tipico ad esempio della serialità di Netflix?

Netflix presenta prodotti diversissimi tra loro. Se per universale si intende che può raggiungere un pubblico vasto, direi di sì.

C’è qualche serie italiana di cui ti piacerebbe far parte?

Ce ne sono diverse. Mi piacerebbe molto lavorare in una serie tratta da qualche romanzo di Elena Ferrante! E naturalmente, in generale, mi piacerebbe interpretare dei personaggi complessi.

Tu hai lavorato con grandi registi come Daniele Luchetti, Giuseppe Tornatore, Gabriele Lavia. Quali sono i lavori a cui sei più legata?

Sono molto affezionata alla mia esperienza nel film di Daniele, certo. Sono poi molto legata alle produzioni teatrali della compagnia Bluemotion (regia Giorgina Pi), a “Dignità autonome di prostituzione” di Luciano Melchionna, a “Bizarra” di Rafael Spregelburd, a “Raffiche” dei Motus.

*Foto di Skino Ricci

Hai qualche aneddoto particolare dal set che vorresti condividere con i nostri lettori?

Ne avrei tanti ma sono aneddoti da palcoscenico. Mentre preparavamo “Bizarra” di Rafael Spregelburd (regia Manuela Cherubini) eravamo una cinquantina di attrici e attori e dividevamo un solo grande camerino all’Angelo Mai! Uno dei miei personaggi era Suor Gladys. Una suora che per fare gli esorcismi usava le carote! Era un aneddoto vivente. Oppure i rocamboleschi cambi d’abito per “Settimo Cielo” di Caryl Churchill (regia Giorgina Pi). Una volta, durante “Molto rumore per nulla” (regia Gabriele Lavia), un compagno di scena che interpretava Don Juan, dopo essere uscito di scena e imprigionato, rientrò sul palco con apparente disinvoltura perché aveva dimenticato nell’altra quinta la spada da lanciare a Benedetto durante il duello con Beatrice.

Sei molto legata a l’Angelo Mai, complesso ricreativo che ospita diversi artisti internazionali dello spettacolo, letteratura, cinema e teatro. Descrivici un po’ questo mondo…

L’Angelo Mai nasce da un’azione collettiva di un’occupazione nel 2004 che ha evidentemente intercettato dei bisogni esistenti della cittadinanza: spazi per la cultura, accessibilità, formazione… Nel tempo, dopo l’assegnazione del nuovo spazio all’interno del parco di San Sebastiano, sempre di più l’Angelo Mai si è caratterizzato come luogo di produzione indipendente.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Desiderare sempre di più ascoltare voci che amo, le innumerevoli e, spesso non abbastanza alscoltate, voci talentuose di questo paese.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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