La serie “Kostas”, prodotta da Palomar e Rai Fiction, diretta da Milena Cocozza e con protagonista Stefano Fresi, continua ad affascinare il pubblico di Rai 1, registrando una media superiore ai 3 milioni di telespettatori a puntata. Stasera, giovedì 26 settembre, andranno in onda altri due episodi, prima del gran finale di giovedì 3 ottobre. Abbiamo avuto il piacere di intervistare Stefano Fresi, un grande attore che ci ha abituato a importanti interpretazioni, affrontando generi molto diversi tra loro e toccando corde anche molto distanti dal suo modo di essere, come dimostra Kostas Charitos.
Stefano ha raccontato cosa abbia trovato di stimolante nella nuova serie di successo di Rai 1, ha parlato della particolarità del girare in Grecia e ha regalato altre curiosità riguardanti “Kostas” e non solo. A voi.
Salve Stefano, benvenuto su “La voce dello schermo”. Dopo il successo delle prime puntate, ti chiediamo: quali opportunità interpretative inedite ti ha offerto il personaggio di Kostas Charitos?
Salve a tutti, grazie. Per un attore è sempre stimolante fare ruoli diversi tra di loro e soprattutto diversi da se stesso. Quindi interpretare Kostas è stata un’occasione per confrontarmi con un uomo profondamente diverso da me.
“Kostas” non è il solito poliziesco. Offre un’interessante introspezione dei personaggi, uno stile unico, si avvertono toni quasi tristi ma che, con il trascorrere degli episodi, sembrano attenuarsi o regalarci nuove sfumature. In una televisione che si tinge sempre più di giallo, quali pensi siamo gli elementi più innovativi e che hai apprezzato della serie? Pensi che la Rai abbia trovato un nuovo punto di riferimento per i suoi palinsesti del presente e del futuro?
Non ho la presunzione di dire che “Kostas” possa diventare un punto di riferimento, ho solo la speranza che possa essere amato dal pubblico e avere una lunga vita come i romanzi da cui è tratto. Un elemento innovativo della serie la sua ambientazione greca, in una Grecia che non è quella che siamo abituati a visualizzare ovverosia quella del Partenone e delle isole più vacanziere. È un’immagine di Atene che le restituisce il suo essere una metropoli europea, con tutti i suoi contrasti e tutte le sue bellezze. Credo che sia anche una novità avere un protagonista che non sia tormentato da episodi eclatanti che ne fanno un eroe cupo. È un uomo normale che fa il suo lavoro, che conduce una vita familiare normalissima.
Come hai vissuto il connubio tra Italia e Grecia? Perché pensi sia un mix vincente?
A parte l’ormai famoso “una faccia, una razza“, la Grecia e l’Italia hanno dei punti in comune come un po’ tutti i paesi del bacino Mediterraneo, origini comuni, contaminazioni continue. Quello che mi ha appassionato della Grecia e soprattutto di chi la abita è l’assoluta capacità di accogliere, che è anche tipica di tutta l’Italia.
Se fossi un giornalista che domanda faresti a Stefano?
Mi sforzerei di essere onesto e riportare esattamente il suo pensiero, aldilà della domanda che gli farei. Spesso per la sintesi a cui un giornalista è costretto a sottomettersi, il senso delle parole dell’intervistato cambia anche profondamente.
Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
Significa ascoltare quel suono a cui ci stiamo disabituando. Quel suono ricco di riverbero naturale. Il suono della sempre meno frequentata sala cinematografica. Quindi, per me, significa da una parte ricordo, dall’altra speranza.
Di Francesco Sciortino