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Intervista a Barbara Chichiarelli: “Al cinema con Özpetek e ‘Favolacce’” L’attrice romana presto ne “La Dea Fortuna” e nel nuovo film dei fratelli “D’Innocenzo” si racconta su La voce dello schermo.

Ott 28, 2019

La voce dello schermo ha intervistato Barbara Chichiarelli che, dopo essere stata lanciata dalla serie Netflix “Suburra”, si prepara a vivere uno straordinario momento al cinema. L’attrice romana infatti fa parte del nuovo film di Ferzan Özpetek, “La Dea Fortuna”, in uscita a dicembre nelle sale ed è protagonista al fianco di Elio Germano nel nuovo film dei fratelli D’Innocenzo, “Favolacce”. Barbara si è raccontata, in esclusiva, dandoci un assaggio di ciò che vedremo in questi due attesissimi film, ricordato il personaggio di Livia di “Suburra” e confidato il ruolo fondamentale che ha il teatro nella sua vita.

 

Salve Barbara. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo da “La Dea Fortuna”, nuovo film dì Özpetek in cui ti vedremo prossimamente. Presentaci un po’ il film e gli aspetti che ti sono piaciuti del tuo personaggio?

Salve a tutti! “La Dea Fortuna”, che uscirà prossimamente, sarà un film molto emotivo, come tutti i grandi film di Özpetek, con una storia articolata e coinvolgente. I tre protagonisti, ovvero Jasmine Trinca, Stefano Accorsi ed Edoardo Leo, sono riusciti a mio avviso ad aderire perfettamente alla storia e a renderla ancor più commovente. Il mio personaggio è un personaggio d’altri tempi in qualche modo, ma non vi dico di più di questo per farvi nascere una sana curiosità!

Com’è stato per te essere diretti da Özpetek?

Ovviamente ero emozionatissima, con una grande paura di deluderlo, mi succede sempre quando lavoro con un grande regista di cinema o di teatro. Ferzan però mi ha messo subito a mio agio, aiutandomi così a entrare immediatamente nella storia. È una persona estremamente premurosa, generosa, molto ironica e autoironica e soprattutto molto schietta, qualità che apprezzo moltissimo. Insomma, mi sono proprio divertita!

Altro film di spessore in cui ti vedremo è “Favolacce” dei fratelli d’Innocenzo nei panni della moglie di Elio Germano. Che particolarità hai trovato in questo film? Si può anticipare qualcosa sulla trama e sul ruolo che interpreti?

Anticipazioni non ve né darò, o almeno non più di quelle che hanno già dato i due registi. “Favolacce” è una favola dark scritta magistralmente che secondo me darà al pubblico la possibilità di riflettere in profondità. Una storia potente, e di “buone storie” ne abbiamo bisogno, per capire la vita e continuare a crescere. È stata un’esperienza straordinaria lavorare con i Fratelli D’Innocenzo e con Elio Germano è nata un’intesa perfetta sotto tutti i punti di vista, da quello artistico a quello soprattutto umano. Si può chiedere di più quando si lavora? Vedrete, sarà un film clamoroso.

Una delle esperienze importanti per te è sicuramente quella di “Suburra” nei panni di Livia. Quanto è stato gratificante per te calarti in questo personaggio così particolare?

“Suburra” è stato l’inizio di tutto per me, almeno nel cinema. E, come il primo amore, il primo ruolo non si scorda mai, soprattutto un ruolo così grande in un progetto altrettanto grande. È stata una vera e propria palestra, me ne rendo conto solo ora che è passato un po’ di tempo. Ringrazierò per sempre Livia.

Tu tieni molto al teatro. Quanto è importante per un attore secondo te e perché?

Ci tengo moltissimo, sì. È da sempre presente nella mia vita e sempre voglio che ci sia perché ha un ruolo fondamentale per me in quanto cittadina e poi in quanto attrice. Il teatro è il luogo dal quale si può “vedere” la vita e gli uomini che da sempre si affannano a trovarle un senso. È uno specchio e una lente.
Fare teatro mi ha insegnato prima a vivere e poi a scegliere questo come lavoro.

Perché secondo te al giorno d’oggi è più comune andare al cinema o guardare un film in tv piuttosto che andare a teatro?

La questione è annosa e meriterebbe un’analisi lunga e approfondita che non sono in grado di fare sinteticamente. Mi limito a dire che il problema si è esteso anche alle sale cinematografiche, che sono sempre più vuote e i perché sono tanti: dalle nuove tecnologie, che permettono una fruizione qualitativamente alta restando comodamente a casa, alla tendenza tutta contemporanea a rimanere nella propria “bolla” e a eludere la convivialità laddove è possibile. Il teatro in più richiede allo spettatore un impegno maggiore in termini di socialità, di costi e di tempo.

Hai interpretato ruoli molto diversi fra loro. Se potessi “rubare” un ruolo in una serie tv o in un film quale sceglieresti?

Ce ne sono tanti di ruoli interessanti. Mi capita maggiormente di voler “rubare “ruoli maschili, sia nel cinema che nel teatro, perché la scelta purtroppo è sempre stata molto più ampia. Parlando di ruoli femminili ultimamente mi è capitato di vedere una serie, “Fleabag”, e ho pensato che mi sarei divertita a interpretare il ruolo della protagonista.

Ci sono altri lavori che vorresti presentarci o che ti piacerebbe ricordare?

A ricordare le cose a volte si diventa tristi o malinconici, preferisco parlare del futuro, teatrale nello specifico, visto che abbiamo parlato molto di teatro! A luglio prossimo debutterò alla Biennale di Venezia con uno spettacolo tutto al femminile, scritto diretto ed interpretato da sole donne. La storia di Anastasia Romanov sarà il pretesto per affrontare tematiche complesse come quella dell’identità. Attenti a quelle cinque!

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

La voce dello schermo per me ha sempre rappresentato la voce del mondo, nelle mille declinazioni che questo può significare. Poter conoscere diversi punti di vista, poter guardare le cose da altri angoli, viaggiare nel tempo e nello spazio. Questa è la grande forza del cinema.

Di Francesco Sciortino

 

*Foto copertina 1 e 3 di Alessandro Cantarini

 

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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