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Intervista a Licia Lanera: “A Venezia con ‘Spaccapietre’. Ripartiamo con la cultura” L'attrice presenta 'Spaccapietre', film di Gianluca e Massimiliano De Serio con Salvatore Esposito.

Set 7, 2020

Oggi, al Festival di Venezia e nelle sale cinematografiche, è il giorno di “Spaccapietre”, film di Gianluca e Massimiliano De Serio con Salvatore Esposito e che racconta il legame tra padre e figlio con uno sguardo attento su tematiche delicate come la condizione dei braccianti, la morte, la violenza e la vendetta. A rappresentare “Spaccapietre” per “La voce dello schermo” ci ha pensato Licia Lanera, che nel film interpreta Rosa, un personaggio complesso e molto impegnativo a livello interpretativo. Le emozioni di Venezia, il debutto sul grande schermo, l’amore per il teatro. Questo e altro nella nostra chiacchierata con Licia Lanera…


Salve Licia. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Sono giorni importanti per te. “Spaccapietre” dei fratelli De Serio, con Salvatore Esposito, sarà presentato a Venezia e segna il tuo esordio sul grande schermo. Parlaci un po’ di questa esperienza e del tuo ruolo…

Recitare in ‘Spaccapietre’ per me è stato come essere in una fiaba dark, in cui il viaggio dell’eroe, fatto di prove da superare, si conclude con un lieto fine qui a Venezia. Non avevo mai lavorato su un progetto cinematografico e non sapevo cosa mi aspettasse. Lavorare con i De Serio mi ha messo davanti a numerose prove; fisiche ed emotive. Una corsa ad ostacoli vera e propria; non soltanto perché nel film realmente si corre parecchio, ma perché il ruolo di Rosa, come tutto il film del resto, non fa sconti. Un film doloroso e carnale, ma allo stesso tempo pieno di speranza, e anche il personaggio di Rosa mette al centro la propria carnalità, senza sconti. È un film che mi assomiglia.

Quali sono gli elementi del film che ti hanno affascinato di più e su cui lo spettatore dovrebbe riflettere?

Il film ha uno sguardo esterno ed uno interno. Guarda alla cronaca e dipinge le atroci condizioni in cui alcuni braccianti ancora oggi sono costretti a vivere, ma indaga anche nell’animo umano: racconta la capacità di rialzarsi dalle cadute e il desiderio di essere migliori dei nostri carnefici. Tutto ciò lo racconta senza sconti senza retorica, lo racconta dritto proprio come la realtà.

Che rapporto hai instaurato con i registi e con Salvatore Esposito?

Non conoscevo personalmente i De Serio, ma conoscevo il loro lavoro, e anche loro conoscevano il mio. Il nostro incontro dal vivo è stato un improvviso innamoramento. Abbiamo capito subito che parlavamo la stessa lingua, ci siamo riconosciuti. Sul set questo colpo di fulmine è diventato amore assoluto. Salvatore l’ho conosciuto sul set e ciò che mi ha più colpito di lui è stata la tua totale dedizione al lavoro, la sua costanza, la sua pazienza.

Ci sono aneddoti che vorresti condividere con i nostri lettori?

Un aneddoto divertente: abbiamo girato delle scene di botte e per me era quasi assurdo non prenderle e darle sul serio, come faccio a teatro. Dopo aver studiato la sequenza con il fight director, abbiamo girato ed io, presa dalla furia recitativa mentre facevo la sequenza, ho addentato sul serio il braccio di un altro attore. Sono stata rimproverata caldamente dal fight director, mentre in realtà i registi si sono goduti la scena con un certo divertimento!

Come stai vivendo questi giorni di Festival a Venezia? Emozionata?

Non riesco ancora a realizzare ciò che sta accadendo, è come se ci fosse una Licia a preparare la valigia e il cuore, e un’altra che continua a sbrigare cose di lavoro, facendo finta di niente. Sento una gioia dentro, ma ancora non la conosco fino in fondo, non la so decifrare, ancor meno spiegare; Così sto: a tratti euforica a tratti inebetita a volte indifferente. Quando arriverò a Venezia prevedo un’esplosione emotiva notevole.

Quanto pensi sia importante per il cinema italiano, in un momento del genere, ripartire con il Festival di Venezia?

Ripartire è necessario quanto respirare. Con le dovute norme di sicurezza, ma questo paese ha bisogno di ripartire con la cultura, il vero motore di una nazione. Un popolo senza arte non ha gli strumenti necessari per costruire una comunità sana.

Il teatro è una parte di te, il tuo tatuaggio lo dimostra, cosa significa per te questo mondo? Cosa te cosa bisognerebbe fare per valorizzarlo maggiormente?

Il teatro è tutta la mia vita, è la mia casa, è il mio cuore. Io amo il teatro e il teatro ama me. Per il teatro ho rinunciato a molte cose, e il teatro mi ha restituito queste rinunce salvandomi dalla depressione. Ho una mia compagnia da 15 anni ed è un presidio quotidiano, che mi rende immensamente felice. Il teatro ha bisogno di riappropriarsi delle giovani generazioni: solo così potrà riconquistare il suo posto centrale nella polis. Per farlo gli artisti si devono interrogare sul contemporaneo e i direttori dei teatri devono allargare le maglie della loro spesso asfittica programmazione e fare un lavoro sul pubblico.

Quali sono le tue esperienze lavorative a cui sei più legata e perché?

Tutto il lavoro di Fibre Parallele, compagnia che ho avuto per 10 anni, poi trasformatasi in Compagnia Licia Lanera. È stato il mio inizio, in cui ho imparato lavorando e ho vissuto un grande sodalizio artistico. E poi le esperienze con Luca Ronconi: lui era una luce. Mi ha insegnato molto di quello che so oggi.

Ci sono nuovi progetti che vorresti presentarci?

Ho messo in piedi in questi anni una trilogia: tre spettacoli su tre autori russi, Bulgakov, Cechov e Majakovskij. Tre classici messi in scena in chiave contemporanea, tre spettacoli nella neve, da cui il titolo della trilogia ”Guarda come nevica”. Gli spettacoli, oltre che in tour singolarmente, saranno presentati in alcune città italiane tutti assieme in una maratona di 6 ore, un evento a base di Russia, vodka teatro e musica. Sono molto orgogliosa di questo progetto.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

La voce dello schermo non è dritta, ma tonda. Ti circonda, ti inchioda, come la realtà. Dalla voce dello schermo non si scampa.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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