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Dom. Ott 6th, 2024

Intervista a Elena Radonicich: “‘Brennero’ è una serie elegante che fa ragionare lo spettatore” L’attrice presenta la nuova serie di Rai 1 diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito e con protagonisti lei e Matteo Martari.

Set 16, 2024

La caccia al Killer di Bolzano sta per partire su Rai 1. Da lunedì 16 settembre la PM Eva Kofler e l’ispettore Paolo Costa uniranno le loro forze per catturare uno spietato assassino che è tornato, dopo anni, a mietere vittime. Stiamo parlando di “Brennero”, nuova serie prodotta da Cross Productions e Rai Fiction, diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito che per quattro settimane conquisterà il pubblico della Rai. A interpretare la PM e l’ispettore ci sono rispettivamente Elena Radonicich e Matteo Martari.
Su “La voce dello schermo” abbiamo avuto l’onore e il piacere di ritrovare Elena Radonicich per parlare della serie in uscita e attorno a cui c’è grande curiosità. L’attrice si è confidata, parlando della stimolante sfida che ha rappresentato per lei interpretare Eva e gli aspetti che rendono “Brennero” un prodotto unico. Elena ha, inoltre, offerto interessanti spunti per farci entrare immediatamente all’interno della serie firmata dai registi Marengo e Bonito e ci ha regalato alcune curiosità sulla propria carriera e sui progetti che la riguardano, tra cui “Berlinguer – La grande ambizione”, al fianco di Elio Germano e tanti altri grandi del cinema italiano. A voi…

Salve Elena. Bentornata su “La voce dello schermo”. Da lunedì 16 settembre ti vediamo in ‘Brennero’ dove interpreti Eva, una PM originaria di una famiglia facoltosa. Cosa ti ha messo alla prova del personaggio?

Salve a tutti, bentrovati. Uno degli aspetti che mi ha interessato di Eva è che si tratta di un personaggio ‘incastrato’. Le viene data l’occasione di lavorare a un caso molto importante, quello del mostro di Bolzano e che ha già messo in difficoltà suo padre, e si trova ad avere una grande opportunità lavorativa tra le mani, evento che innescherà un processo di autodeterminazione che le farà riscoprire cose sepolte di lei e la farà uscire da dei binari rassicuranti in cui la conosciamo. Non sa che dovrà attraversare questo processo ma, nel momento in cui le accade, intraprende un percorso di liberazione che appartiene più all’età giovanile che a una trentacinquenne.

Cosa hai amato di più di lei?

Ho amato la sua capacità di scoprirsi, di determinare i propri limiti, di spingersi oltre l’educazione e oltre ciò che ha imparato, e di trovare anche nella goffaggine una sorta di incapacità di affrontare le situazioni ma, portate avanti da una grande vitalità e da un grande istinto, riesce a trovare il giusto equilibrio, un po’ come fanno i cuccioli che inciampando imparano continuamente. È stato molto stimolante interpretarla perché possiede una struttura rigida attorno a lei ma, nonostante non lo sembri, è goffa e non ci si aspetta che sia così poco pratica con le cose della vita.

Quali novità porterà la serie?

Credo si distingua per lo stile ed è un aspetto molto importante, malgrado a volte venga un po’ sottovalutato e relegato a un lato prettamente estetico. In realtà, è molto importante non fermarsi alla parte estetica perché lo stile racchiude parecchia sostanza: comprende, infatti, molteplici aspetti come il decidere come entrare in contatto con le emozioni o, ad esempio, in che momento debba partire la musica. Sono state fatte tante scelte dai registi Davide Marengo e Giuseppe Bonito per raccontare la storia in maniera molto dritta e non calcare la mano per suscitare emozioni, ma lasciare che si manifestino.

In che modo, secondo te, “Brennero” entrerà nelle case degli italiani?

Nonostante possieda degli stilemi che appartengono alla serialità, “Brennero” è caratterizzata da una modalità meno frettolosa e non ti obbliga a provare qualcosa. Mette lo spettatore nella condizione di essere più attivo, di partecipare maggiormente al racconto e di innescare un ragionamento. La serie ha una sua identità stilistica molto forte: è elegante, non arriva con delle emozioni aggressive ma è un progetto che parla di pregiudizio ribaltando questo punto di vista, in maniera sottile e insinuando in chi la guarda il sospetto fino ad arrivare alla certezza del fatto che ciascuno di noi è abitato da qualche forma di pregiudizio.

Pensi sia un’ulteriore dimostrazione della Rai di essere al passo con i tempi?

Sicuramente c’è una ricerca di trovare un linguaggio che non sia unico, ma orientato verso un pubblico più variegato. In più la tematica di base è quella dell’integrazione di una realtà poco conosciuta, mette sotto lente di ingrandimento una delle tante storie italiane riguardanti l’argomento e, attraverso il processo di conoscenza, si innesca l’empatia che permette di abbattere le barriere e di mettere in campo la compassione e la comprensione.

Quando arriva un nuovo progetto quali aspetti devono catturarti?

In primis una sceneggiatura accattivante sin dalla prima lettura, poi mi deve trasmettere la convinzione di poter dare qualcosa in più al mio personaggio che magari non è scritto. Questo suscita una sorta di richiamo di appartenenza. Sono importanti le condizioni di attenzione e di cura, che non riguardano esclusivamente il lato economico, ma la squadra e come le persone intendono il lavoro. Trovo fondamentale una connessione con chi si occupa della regia e, come nel caso di ‘Brennero’, Davide e Giuseppe sono due registi con i quali avrei lavorato da sempre, che ammiro, che stimo tantissimo e mi piace molto il loro modo di lavorare, le loro diversità e il fatto che abbiano in comune una grande cura e rispetto per il lavoro.

Sei sempre molto camaleontica nelle interpretazioni. Lavorando invece sulle somiglianze, quale personaggio si è avvicinato maggiormente al tuo modo di essere?

Credo sia importante trovare nei personaggi qualcosa che mi risuoni e che diventi plausibile dentro di me. Ciascuno di noi ha parti inesplorate dentro e alcune concatenazioni di emozioni fanno sì che, in determinate circostanze, potrei avere un modo di pensiero simile a chi sto interpretando. Il trucco sta nel creare il proprio percorso emotivo che ti consenta di rendere plausibile arrivare a quell’emozione e a quell’azione. Credo sia sempre possibile avvicinarsi a qualsiasi personaggio, anche se a volte può sembrare impossibile. Ho sempre interpretato ruoli con una differenza colmabile e purtroppo non mi è ancora successo di avere a che fare con un ruolo che si trovi in un luogo dell’anima così irraggiungibile da poter fare un lavoro spaventoso per arrivarci. Al momento ho esplorato spettri distanti da me ma non opposti. In futuro chissà…

Oltre a “Brennero” dove ti vedremo prossimamente?

Ho partecipato con grande orgoglio ed entusiasmo a “Berlinguer – La Grande Ambizione”, diretto da Andrea Segre, con Elio Germano e tanti altri attori fantastici. Il film si concentra su un periodo particolare della vita politica e personale di Berlinguer, io interpreto la moglie, Letizia Laurenti, e sarà presentato alla serata di apertura alla Festa del cinema di Roma. Sempre a Roma, uscirà il film di Elisabetta Sgarbi, con Tommaso Ragno e un bel cast, tratto da un libro postumo di Giorgio Scerbanenco. Infine, ho appena terminato le riprese di una nuova serie che andrà in onda su Rai 2 dal titolo “Estranei”, ma non posso aggiungere altro a riguardo.

Un’ultima curiosità: “Il Grande Gioco” è finito con la prima stagione?

Purtroppo sì, a grande malincuore è finito così. Per me girarlo è stata una gioia ed è stato un ruolo che mi ha dato l’opportunità di fare delle cose interessanti ma Sky, a causa di un cambio di strategie, non ha rinnovato diverse serie e tra queste rientra anche “Il Grande Gioco”, nonostante sia andata bene. Mi fa un po’ sorridere il fatto che si sia concluso da poco il calciomercato e, non essendo appassionata di calcio, ho respirato la vicenda legata a Dybala attraverso ciò che sentivo da chi mi sta attorno. Girando la serie avevo imparato le dinamiche, ma le ho subito rimosse al termine delle riprese e questa estate facevo delle domande come se non avessi mai girato una serie a riguardo! Se ci fossero state più stagioni magari sarei diventata un’esperta! (ride ndr.)

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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