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Giorgio Borghetti: “I mille volti dei miei personaggi. Basta critiche al doppiaggio” La voce dello schermo ha intervistato l'attore di "Un posto al sole" e doppiatore di tantissimi personaggi importanti della tv.

Set 16, 2019

La voce dello schermo ha intervistato l’attore Giorgio Borghetti, attualmente impegnato sul set di “Un posto al sole” nei panni di Fabrizio Rosato, e doppiatore di personaggi amatissimi del cinema e della tv come Elliot di “E.T. L’extraterrestre”, Benji Price di “Holly e Benji”, David Silver di “Beverly Hills 90210”. Tra progetti passati, presenti e futuri, Giorgio Borghetti si racconta in esclusiva su “La voce dello schermo”.

Salve Giorgio, Benvenuto su “La voce dello schermo”. Presto sarai impegnato nello spettacolo “Viktor und Viktoria” nei panni del conte Frederich Von Stein. Presentaci questo spettacolo e il tuo personaggio…

Lo spettacolo è liberamente ispirato all’omonimo film del 1933 e, contrariamente al film “Victor Victoria” 1982 diretto da Blake Edwards e con Julie Andrews, è ambientato nella Berlino del 1933. È la storia di questa attrice, Susanne Weber, che incontra un napoletano tuttofare, Vito Esposito, interpretato da Yari Gugliucci, che fa il travestito. A causa di alcuni problemi fisici, lui propone a Susanne di sostituirlo. Durante una di queste performance incontra il conte Frederich Von Stein, che interpreto io, e il mio personaggio subisce il fascino di Susanne. Questo avvenimento lo turba parecchio, perché crede che lei sia un uomo, dal momento che è conosciuta come Viktor. È una commedia con musiche caratterizzata da tanti equivoci. Mi è piaciuto molto interpretare Frederich e duettare con Veronica. Il pubblico ha molto apprezzato lo spettacolo durante la precedente edizione.

Attualmente ti stiamo vedendo in “Un posto al sole”. Com’è stato ambientarti in questo contesto? Che risvolti vedremo prossimamente nei prossimi episodi?

Entrare in una soap così rodata è un po’ strano ma mi ha dato la possibilità di incontrare nuovamente tanti amici e si sta molto bene. È sempre un bell’ambiente con un cast molto collaudato. Poi “Un posto al sole” è una sicurezza e una pietra miliare della Rai e della televisione. Sono molto contento. Non posso dare molte anticipazioni ma posso dire che il mio è un ruolo molto complesso, tormentato e mi piace molto interpretarlo perché è un personaggio a 360 gradi e su cui si può giocare molto.

Hai fatto tanto cinema e tv. Quali sono le esperienze a cui sei più legato?

Ogni lavoro ti lascia sempre qualcosa di importante. “Incantesimo” è stato sicuramente quello che ha portato una maggiore mole di lavoro. Fare duecento pose in una serie è stato per me molto importante ed è stato per me quello che ha dato inizio a tutto. “Carabinieri” è stata la prima mia interpretazione per la grande serialità Mediaset e mi ha reso molto felice. “La figlia di Elisa – Ritorno a Rivombrosa” mi ha dato l’opportunità di interpretare per la prima volta un ruolo da cattivo e professionalmente mi ha dato tantissimo. Sono molto legato al film che ho fatto di recente “Solo cose belle”, che è uscito a maggio, sta girando molto ed è stato apprezzato anche in diversi festival, aggiudicandosi il Premio come migliore commedia al Roma Indipendent Film Festival e come migliore colonna sonora al Brooklyn Film Festival. È un’opera prima di Kristian Gianfreda e tratta il tema delle case famiglie e dell’integrazione. È un piccolo film che ci sta dando enormi soddisfazioni.

 

Come reputi tv e cinema di oggi?

Quando c’è voglia di sperimentare e c’è voglia di andare oltre quelle che sono le certezze già conosciute c’è più novità e più curiosità. Spesso c’è la tendenza ad adagiarsi sugli allori. Ci sono cose belle e altre meno. Fortunatamente il telecomando ti dà la possibilità di scegliere. Ci sono anche perle cinematografiche che non possiamo non apprezzare, come “Il traditore” di Bellocchio, film strepitoso che offre una visione spaccata di quella che è “Cosa Nostra”, della mafia e della corruzione. Per fortuna i grandi film si possono ancora fare e si fanno.

C’è un ruolo che vorresti interpretare e che non hai avuto modo di interpretare?

Non c’è un vero e proprio ruolo da scegliere. Durante la mia carriera ho variato molto, dal padre di una figlia premuroso al personaggio cattivo e spietato. L’importante è che ci sia una storia da raccontare. Fin quando ci sarà la possibilità di raccontare delle storie con la mia anima e sensibilità continuerò a fare questo mestiere. Inoltre, grazie al doppiaggio ho la possibilità di spaziare su più mondi. Sicuramente, se devo dire un genere che mi piacerebbe tornare a fare è il musical. Mi sono avvicinato con la commedia musicale e spero di cimentarmi nuovamente in un vero e proprio musical.

Hai qualche aneddoto dal set che vorresti condividere con i nostri lettori?

Una volta in “Carabinieri” ho fatto uno scherzo ad Alessia Marcuzzi, ovviamente accordandomi con il regista. La scena consisteva in un suo primo piano mentre che mi alzavo e me ne andavo. Decisi allora di calarmi i pantaloni rimanendo in boxer. Nel primo piano fece una faccia un po’ sconvolta come se volesse dirmi “che è successo?”. È stato uno scherzo esilarante, non volgare e che ha fatto un po’ sorridere tutti.

Parliamo un po’ di doppiaggio. Negli ultimi anni non sembra stia vivendo un periodo felice, spesso criticato e sminuito. Cosa rappresenta per te il doppiaggio e quali sono gli aspetti che andrebbero migliorati?

Ho iniziato a doppiare quando avevo otto anni e sono molto legato a questo mondo perché rappresenta il primo amore e il primo modo in cui sono riuscito a esprimere la mia professionalità e le mie emozioni fin da quando ho doppiato Elliot di “E.T.”. Sono favorevole al doppiaggio, perché sono un doppiatore, e approvo naturalmente anche l’originale, perché capisco cosa vuol dire stare sul set e le difficoltà che possono esserci nel riprodurre ciò che avviene recitando. In tv oggi abbiamo la possibilità di vedere sia la versione originale sia quella doppiata. Al cinema invece io dividerei i giorni della settimana con proiezioni totalmente in lingua originale e altri giorni con proiezioni in versione doppiata. Così tutti potrebbero rendersi conto di quanto incassa un film in originale e quanto incassa un film doppiato. Solo così la gente potrà comprendere quanto sia importante il doppiaggio anche da un punto di vista economico. È fondamentale riconoscere la professionalità dei doppiatori e non soltanto dare voce e importanza ai talent. Il doppiaggio è una professione seria e come tutte le professioni può essere fatto bene e può essere fatto male. Sono favorevole alla serietà e alla professionalità e il doppiaggio può essere fatto in maniera seria e professionale. Purtroppo, in alcune circostanze, è vero che ultimamente viene realizzato in modo pressapochistico e quando succede non si realizza un buon prodotto. Ciò che non sopporto è la critica a priori e non è giusta. Ovviamente non sono contrario alla lingua originale ma il doppiaggio fa parte della cultura italiana. È un concetto semplice e lo riproporrei nella programmazione al cinema per poi tirarne le somme.

Secondo te in cosa consiste un buon doppiaggio?

Un buon doppiaggio è un doppiaggio fedele all’originale. È una cosa semplice, ricreare ciò che è stato già fatto ed essere il più possibile fedele a quello che è stato già realizzato. Quando si vuol creare troppo, risparmiare, fare le cose troppo in fretta si rischia di non fare un buon lavoro. “La gatta frettolosa fa i gattini ciechi”. I detti non esistono a caso. Ad esempio se si vuole girare un film in poche settimane è chiaro che si rischia di non fare un buon lavoro ed è così anche nel doppiaggio.

Elliot di “E.T.”, Neil Perry de “L’Attimo Fuggente”, Benji Price di “Holly e Benji”, David Silver di “Beverly Hills 90210”. Cosa porti nel cuore di ognuno di questi personaggi?

Elliot di “E.T.” rappresenta la mia prima volta ed è il personaggio che mi ha fatto conoscere al mondo dello spettacolo, del doppiaggio e mi ha dato delle emozioni immense. Neil Perry fa parte di un progetto bellissimo e la setta dei poeti estinti è qualcosa di magico. In questi film sono stato diretto da Fede Arnaud e con cui ho doppiato anche il personaggio di Atreyu ne “La Storia Infinita”. “Holly e Benji” è stata la prima serie lunga che ho fatto nella quale eravamo tutti ragazzi. È stata una bellissima esperienza e con tutti i ragazzi giocavamo assieme. Ci tengo a ricordare e a ringraziare Fernando Piacentini, che è stato una sorta di padre putativo per noi e ci faceva fare spesso merenda o con pizza o con gelato. Ci ha sempre trattato con i guanti bianchi ed è stata una persona esemplare che purtroppo è venuto a mancare qualche anno fa. “Beverly Hills 90210” è stata invece la serie dell’adolescenza in cui i personaggi erano tutti fighi e ha rappresentato per me la parte bella dell’adolescenza.

Doppierai Brian Austin Green nel Revival di “Beverly Hills 90210”?

Non lo so ancora perché è una situazione ancora non definita. Noi doppiatori originali e con Marco Guadagno, per il legame che si è creato con i personaggi, ci terremmo tantissimo a doppiare nuovamente questa serie. Se si ricreano le stesse situazioni che ci hanno accompagnato per dieci anni, lo doppierò volentieri e proseguirò a dargli la mia voce. Se non ci dovessero essere lo farà qualcun altro, anche se mi auguro proprio che ci siano.

Le generazioni cambiano nel tempo, così come cartoni e film. Hai fatto mai vedere a tuo figlio prodotti che hai doppiato o in cui hai recitato? Quali?

Sì, mio figlio ha visto “Spirit”, ha visto “E.T.”, sta guardando “Un posto al sole”, ha visto “Ritorno a Rivombrosa” e viene sempre a vedermi a teatro. È il mio primo fan. Purtroppo non gli ho ancora fatto vedere “Holly e Benji” però gioco in porta nella nazionale italiana degli attori e anche mio figlio gioca in porta e così Benji ci accompagna nella nostra esistenza.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

La voce dello schermo è una proiezione dei miei sentimenti e delle mie emozioni che metto al servizio del personaggio che devo doppiare o interpretare.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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