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Intervista a Ludovica Nasti: “Ne ‘La storia del Frank e della Nina’ ho vissuto paure e speranze di una ragazzina diventata adulta troppo presto” L’attrice, in queste settimane al cinema nel nuovo film di Paola Randi, racconta su “La voce dello schermo” il suo straordinario percorso artistico iniziato da “L’amica Geniale” e proseguito con costanza, determinazione e grande maturità.

Ott 14, 2024
Foto di Marcella Merenda

È nelle sale “La storia del Frank e della Nina”, film diretto da Paola Randi, prodotto da Fandango, Spotlight Media Productions, Rai Cinema e con protagonisti Ludovica Nasti, Samuele Teneggi e Gabriele Monti nei panni di tre adolescenti con tanto da raccontare e divisi tra sogni, speranze e difficoltà da superare.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare, su “La voce dello schermo”, una grande protagonista del cinema e della serialità nostrana: Ludovica Nasti. L’attrice ha impressionato sin dai tempi in cui ha vestito i panni di Lila ne “L’amica Geniale” quando, appena ragazzina, ci ha fatto capire che ci trovavamo di fronte un astro nascente della recitazione italiana. Adesso, dopo tante interpretazioni che le hanno permesso di affinare il proprio talento, Ludovica ci sta conquistando ancora una volta grazie al personaggio di Nina ne “La storia del Frank e della Nina”, una giovane donna, divenuta madre troppo presto e vittima di un marito violento. L’attrice ha raccontato del mondo in cui è stata catapultata grazie al film di Paola Randi, delle complessità con cui ha dovuto confrontarsi per interpretare Nina e ci ha confidato interessanti curiosità riguardanti la propria carriera da attrice: da “Mondocane” con Barbara Ronchi e Alessandro Borghi all’arrivederci alla sua amata Lila de “L’amica Geniale”. A voi…

Foto di Marcella Merenda

Salve Ludovica. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Ti stiamo vedendo nelle sale nei panni della Nina ne “La storia del Frank e della Nina”. Quali sono stati gli aspetti del film che ti hanno conquistato?

Salve a tutti, grazie. Del film mi ha conquistato il punto di vista con cui Paola ha voluto raccontare la storia, attraverso la voce del ragazzo che non riesce a parlare ma che comunque ha dentro di sé un universo di sensazioni e di emozioni. L’occhio di Gollum ha l’obiettivo puntato sulle vite dei suoi amici, che insieme danno vita al ‘combo’. È un modo molto geniale e innovativo di raccontare la vita di tre adolescenti diversi con esistenze pesanti alle spalle che però riescono a salvarsi grazie all’amicizia, alla solidarietà e alla loro straordinaria intelligenza.

Com’è stato lavorare con Paola Randi?

È stato bellissimo. È una regista che mi ha portato in un universo complesso, quello delle periferie degradate, con una sensibilità che appartiene alle donne e che ho sentito subito affine alla mia personalità. Mi è piaciuto il modo in cui ha pensato di raccontare la storia. È eccellente e ha un’umanità notevole.

Nina è un’adolescente cresciuta troppo in fretta, ragazza madre ma con dei sogni. Cosa ti ha messo alla prova di lei?

Sono nata in una famiglia meravigliosa, dove l’amore e il rispetto sono le mura di casa e penso alla violenza domestica come una delle peggiori sciagure che si possano abbattere sulla vita di una donna e dei suoi figli. Vivere Nina mi ha fatto immergere in un’atmosfera familiare che è fatta di abusi, prevaricazione, violenza e paura. È una bambina che ha sposato un orco che le ha tolto l’adolescenza e la tiene prigioniera. È stata scaraventata in un mondo adulto della peggiore specie e ha dovuto lottare per sopravvivere giorno dopo giorno. Con lei ho vissuto la paura di perdere il dono più grande: una figlia, ma anche il senso del riscatto, della speranza, della rinascita. È stata una sfida costante dover vivere e portare sullo schermo tanti sentimenti ed emozioni diverse e in qualche modo spero di esserci riuscita.

Com’è stato avvicinarsi ai problemi dei grandi attraverso Nina? È un’adolescente che racconta molte tematiche dell’essere adulta come la maternità, il lavoro e la paura di perdere una figlia…

È stata una bella responsabilità. Occorreva andare a toccare dei sentimenti, delle emozioni e degli argomenti così importanti del mondo adulto senza dimenticare il velo di adolescenza e di spensieratezza che apparteneva al mio personaggio.

Quale messaggio pensi che porti “La storia del Frank e della Nina”?

Ci fa capire che, in fin dei conti, un posto nel mondo lo troviamo tutti e, per quanto pensiamo di essere diversi, la diversità ci rende unici e ci permette comunque di trovare delle persone che possano tirar fuori dal nostro cassetto i sogni che non abbiamo mai detto e che vorremmo si avverassero.

Non è facile confermarsi quando si inizia a recitare da ragazzini. Tu, invece, non soltanto hai confermato le aspettative, ma sei riuscita ad affinare il tuo talento. Parlavamo di sogni, come si fa a passare da “astro nascente” ad attrice affermata?

Non riesco a mettere a fuoco del tutto ciò che mi accade, sono maggiorenne da pochi giorni e sono molto concentrata sul mio lavoro e sulla maturità che affronterò il prossimo giugno. Se mi guardo indietro e penso a tutte le esperienze vissute sui set posso soltanto dire che sono stati per me una scuola, vita, amicizia, gioia e, a volte, stanchezza perché non è sempre facile conciliare tutti gli impegni. Mi sento molto fortunata ad avere avuto l’opportunità di lavorare con tante eccellenze del cinema italiano e sento un’immensa gratitudine nei confronti di chi ha creduto in me e mi ha dato l’opportunità di lavorare in set straordinari e che hanno dato vita a bellissimi prodotti. Sono molto fortunata e mi sento onorata di poter essere in questo ambiente perché so che ci sono dei ragazzi che studiano, che sognano e auguro a tutti loro di raggiungere questo sogno il prima possibile. Credo che ogni esperienza mi abbia insegnato tanto e lasciato qualcosa che porterò con me per sempre. Ogni personaggio interpretato finora mi è stato caro e tutte le esperienze mi sono servite per la mia crescita.

Dal momento che hai cominciato da giovanissima, c’è stato mai un attimo in cui hai tentennato riguardo il voler fare l’attrice?

In realtà no, sono sempre stata costante dall’inizio, da quando ho capito che stavo bene sul set e mi rendeva serena. Il mio obiettivo è sempre stato dare tutta me stessa in quello che facevo.

Un’altra esperienza in cui ti abbiamo vista di recente è “Holy Shoes” di Luigi di Capua. Cosa hai amato di questo set?

Mi è piaciuta molto la regia di Luigi, come ha diretto gli attori e coordinato le quattro storie e come queste scarpe siano state soggetto e protagoniste di questo film e di un tema così importante come il consumismo. Il film ci pone la domanda: “Cosa saremmo disposti a fare per un oggetto o per farci amare e desiderare da un’altra persona?” e le ritengo domande molto attuali. Mi ha affascinato sicuramente la contemporaneità dell’argomento e mi sono trovata molto bene con Raffaele Argesanu, che ritengo un bravissimo attore e che può togliersi ancora tante altre soddisfazioni recitando.

Anche “Mondocane” deve essere stato un bel set, al fianco di Borghi e di Barbara Ronchi…

Assolutamente sì. Ricordo che ero molto piccola anche durante questa esperienza. Se penso ad Alessandro e Barbara ho un ricordo bellissimo perché ho conosciuto due persone fantastiche, oltre che due attori eccellenti. Alessandro mi aiutava tantissimo sul set quando giravamo in acqua e fu molto carino. Quest’anno l’ho incontrato a Venezia, siamo stati felicissimi di rivederci e abbiamo fatto una bella chiacchierata. Barbara, invece, la sento spesso. È una persona fantastica, mi è rimasta così tanto nel cuore che non riesco a fare a meno di sentirla. Giorni fa mi mandò un video per il mio compleanno scrivendomi: “Tanti auguri, baby. Ricordi quando mi bullizzavi?” (ride ndr.). È veramente un’attrice straordinaria, che si rivela essere sempre più brava, giorno dopo giorno, film dopo film. È stato un bel progetto, molto impegnativo e allo stesso tempo divertente e che ci ha permesso di andare al Festival di Venezia.

Da Lila a Nina, come pensi sia cresciuta Ludovica?

Mi vedo con le idee più chiare e con tantissimi progetti, come ad esempio quelli universitari. Ludovica è cresciuta assieme a questi personaggi e maturando, anno dopo anno, vedo sempre più responsabilità attorno a me ma non mi spaventano, anzi, mi piace averle sotto mano e capire cose in più della vita.

Com’è stato salutare Lila?

Rimarrà sempre nel mio cuore, il mio saluto nei suoi confronti non sarà mai un addio. Ogni personaggio che ho interpretato mi è caro ed è stato importantissimo per la mia crescita. Lila mi ha dato tanto, resterà sempre nel mio cuore e mi è dispiaciuto molto doverla salutare ma è comunque cresciuta tanto e la vedremo molto più adulta prossimamente.

Progetti futuri?

Sarò nella terza stagione di “Mina Settembre”. Ci sarà un cartone animato per la Rai, mi vedrete anche ne “Il Gattopardo” per Netflix e altre cose in cantiere ma che non posso rivelare.

Se fossi una giornalista, che domanda faresti a Ludovica?

Forse le chiederei: “Come ti vedi nel tuo futuro?” e risponderei: “Spero sempre in salute, con la mia famiglia e poi si vedrà…”

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Per me ascoltare la voce dello schermo significa del cinema ed è importantissimo come vediamo ne “La storia del Frank e della Nina”, che ci trasmette tanto da questo punto di vista dal momento che ci permette di ascoltare un personaggio muto ma che dentro ha tante emozioni che ci vengono trasmesse attraverso la sua voce da narratore.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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