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Dom. Ott 6th, 2024

Intervista a Roberta Rigano: “Girare ‘I Fratelli Corsaro’ è stato entusiasmante. Bello condividere questa vittoria con Fiorello” L’attrice parla della serie di Canale 5 e ricorda le altre esperienze più importanti della propria carriera: da “So tutto di te” di Roberto Lipari alla serie “I Know This Much Is True” con Mark Ruffalo.

Ott 2, 2024
Foto di Paolo Stucchi

Si conclude stasera, mercoledì 2 ottobre, la prima stagione de “I Fratelli Corsaro”. La serie in onda su Canale 5, diretta da Francesco Micciché, prodotta da TaoDue e CamFilm e che ha per protagonisti Paolo Briguglia e Giuseppe Fiorello ci regalerà diversi colpi di scena nel gran finale di stasera, prima di congedarsi e di capire se le storie dei fratelli Fabrizio e Roberto Corsaro avranno un seguito. Chiudiamo in bellezza il nostro viaggio all’interno della prima stagione de “I Fratelli Corsaro” intervistando Roberta Rigano, che nella serie interpreta Giulia Orlando e che sarà tra le grandi protagoniste dell’ultima puntata, durante la quale Fabrizio dovrà capire meglio se il suo cuore appartiene all’amica di una vita oppure alla nuova arrivata Maria Librizzi, interpretata da Katia Greco. Roberta ci ha regalato un’interessante chiacchierata che ci ha portati dritti dritti nel cuore de “I Fratelli Corsaro” e di Giulia, ci ha raccontato del bel legame professionale che ha creato con Giuseppe Fiorello e ha ripercorso le tappe significative della propria carriera d’attrice, caratterizzata da grandi esperienze in Italia, come “So tutto di te” di Roberto Lipari, e nella serialità americana come “I Know This Much Is True” di HBO e “From Scratch” firmata Netflix. A voi la nostra chiacchierata a Roberta Rigano, un’attrice che con il suo talento è riuscita, partendo dalla Sicilia, ad abbattere ogni distanza. A voi…

*Foto di Valentina Glorioso

Salve Roberta, benvenuta su “La voce dello schermo”. Partiamo da “I Fratelli Corsaro”. Quali corde ti ha permesso di toccare il personaggio di Giulia?

Salve a tutti, grazie. Interpretare Giulia mi ha dato finalmente la possibilità di toccare delle corde un po’ più adulte e avere una visione più matura sulla gestione dei sentimenti. Mi è capitato, in passato, di interpretare delle donne giovani ma con delle problematiche vicine alla mia età. Giulia, invece, è più grande di me, con una figlia di quindici anni e in una situazione di divorzio alle spalle. Ha paura di amare a causa delle ferite che porta, aspetti che per me, come esperienza di vita, sono nuove e fortunatamente non vissute. È stato bello indagare su quanto in amore sia importante avere delle sicurezze e sentirsi protetta e ha rappresentato una novità per me dal punto di vista cinematografico e televisivo. Il legame con Fabrizio è molto solido e basato su un’amicizia storica. Con Beppe (Fiorello ndr.) abbiamo lavorato su un rapporto che si basa su una conoscenza ventennale.

Giulia è un personaggio diviso tra amicizia e amore. Com’è stato trovarsi in equilibro tra questi due stati d’animo?

Credo ci sia una linea sottile tra il rapporto d’amicizia e quello d’amore però, prendendo molti elementi dal contenitore dell’amicizia, siamo riusciti a creare dei presupposti molto più interessanti rispetto al colpo di fulmine. Per certi versi, penso ci si innamori anche dei difetti dell’altra persona ed è un po’ come dire: “Ti conosco talmente tanto che non ti sopporto per delle cose che poi alla fine mi ritrovo ad amare”. È una situazione che capita molto spesso quando ti innamori del tuo migliore amico. Giulia e Fabrizio litigano sempre ma, in fin dei conti, sono le cose che rendono pazzi l’uno per l’altra.

Com’è stato costruire questo rapporto con Giuseppe Fiorello?

È stato fantastico. Lui è super generoso, mi ha messa a mio agio ed è stato come se ci conoscessimo da sempre. Ci siamo trovati entrambi sulla stessa lunghezza d’onda, lui era felicissimo che il progetto che aveva scelto si stesse realizzando ed è stato bello a livello energetico partecipare alla sua vittoria. Voleva tanto portare in scena questi romanzi e interpretare la donna del protagonista, che rappresenta la sua forza e la sua coscienza, mi ha emozionata e dato un’energia dirompente che trasmettevo anche a lui. Ci siamo trovati ad avere tantissimo entusiasmo a girare assieme. Da siciliana, essere al suo fianco a livello professionale è stato un bellissimo raggiungimento. Il fatto che lui mi desse fiducia, che le nostre scene fossero sempre molto belle ed emozionanti e che a fine ciak eravamo sempre felici per il lavoro fatto, ci ha portato a diventare anche amici nella vita e a diventare un sostegno l’uno per l’altra.

Quali sono i punti di forza della serie secondo te?

Forse per la prima volta si sta raccontando, all’interno di un genere giallo, una Sicilia più contemporanea, che parla anche un linguaggio più moderno. Questo dona una freschezza generale agli episodi e, anche se raccontiamo casi tosti, la realtà che affrontiamo permette allo spettatore di immedesimarsi e di non creare delle distanze. È un approccio molto attuale che secondo me andava proposto nello scenario delle serie italiane. È molto incentrata sulla famiglia, dal momento che i due fratelli rappresentano il nucleo centrale, e le relazioni umane sono un punto di forza per questa serie.

Hai fatto parte della serie HBO “I Know This Much Is True” e di “From Scratch” firmata Netflix. Che esperienze sono state per te?

“I Know This Much Is True” è stata la mia prima esperienza internazionale di questo calibro. Ha rappresentato la prima opportunità di crescere e di affrontare un contesto professionale diverso da quello italiano. Ho incontrato un rispetto e una visione nei confronti dell’attore molto reverenziale e ti senti la cosa più importante del set e a noi attori non fa mai male sentirsi coccolato. Incontrare personalità come Derek Cianfrance e Mark Ruffalo, che ha vinto Emmy e Golden Globe per quella interpretazione, mi ha messo davanti una sfida a livello interpretativo e trovarsi nello stesso progetto di star Hollywoodiane da un lato ti spaventa e dall’altro ti esalta. Inoltre, mi ha permesso di incontrare l’amore della mia vita: mio marito. “From Scratch”, invece, mi ha dato la possibilità di portare la mia Sicilia al di fuori dei miei confini. Raccontare la mia terra e recitare nel mio dialetto in America è stata forse la cosa di cui sono più orgogliosa nella mia carriera a oggi.

Pensi che siano tanto distanti i prodotti americani da quelli italiani?

Sì, sono distanti ma anche noi siamo capaci di realizzare prodotti di qualità. È chiaro che in America si investe molto di più, c’è molta organizzazione, hanno delle union che difendono i diritti degli attori e qua in Italia dobbiamo fare tanti passi in avanti. Ho lavorato meglio dal punto di vista organizzativo, mentre in Italia lavoro meglio da un punto di vista di cuore. Quando giro in Italia sto bene, il tuo cast diventa la tua famiglia nei mesi in cui sei sul set, cosa che magari in America non accade per una questione di freddezza lavorativa e dell’approccio molto professionale al lavoro.

Per un’attrice è molto importante sperimentare. In quali opportunità vorresti metterti alla prova in futuro?

Mi è capitato di fare spesso la ragazza rassicurante, la persona di cui il protagonista si innamora ma sto già vedendo che i miei personaggi stanno cambiando e stanno raggiungendo una durezza che magari fa parte del mio carattere ma che fino adesso non avevo avuto la possibilità di mostrare. Sto girando un film al momento in cui sto vestendo i panni di un personaggio molto duro ad esempio. Vorrei interpretare in un film un’antagonista perché è facile fare il protagonista e gli eroi ma mi piacerebbe fare innamorare qualcuno del mio personaggio cattivo, che vada contro gli interessi degli eroi e della storia.

Perché, secondo te, interpretare una cattiva ha questo fascino?

Perché ti capita di fare cose che nella vita non faresti mai. Sono una persona che ha molta paura dell’odio, dell’invidia e della gelosia. Non me li concedo perché li trovo davvero inutili, ti rubano tantissima energia e non ti portano a una crescita individuale morale di nessun tipo. Un personaggio cattivo mi porterebbe in un mondo tutto nuovo da esplorare. Forse perché non ho avuto ancora la fortuna di toccare corde lontanissime da me e ho una grande voglia di mettermi alla prova. Poi il male ha il proprio fascino e quale migliore occasione di sperimentarlo nella finzione, così non si fa male nessuno? (ride ndr.)

*Foto di Paolo Stucchi

Sei siciliana e hai vissuto la Sicilia sul set da dentro e dall’estero. Cosa pensi del binomio: Sicilia – cinema?

Credo che sia un binomio che dovrebbe diventare sempre più solido, come quello tra cinema e Los Angeles. La nostra terra condivide le temperature di Los Angeles, in più la Sicilia possiede della bellezza ancora sconosciuta, perché al di là dei posti già visti nelle serie ci sono tantissimi posti che potrebbero essere set di infiniti film e serie. È un binomio che potrebbe dare uno sprint e un booster per mettere un maggiore impegno nel curare l’aspetto turistico e il cinema potrebbe aiutare in questa direzione anche se già sta lo sta facendo in alcune zone. Anche Beppe durante una scena a Piazza Pretoria ha lanciato una sorta di invito ai giovani affinché la nostra terra non venga mai lasciata per forza di cose, per inseguire i propri sogni e per realizzarsi. Solo che mancano le possibilità e il rinascimento del cinema sarebbe importantissimo e porterebbe ancora di più la valorizzazione dei nostri luoghi.

Cosa hai amato di “So tutto di te” di Roberto Lipari e quali opportunità ti ha regalato recitare con lui e con Leo Gullotta?

“So tutto di te” è stato il mio primo ruolo da protagonista femminile e ha un valore sentimentale molto grande per me. Mi ha fatto conoscere uno dei miei più cari amici oggi, Roberto Lipari, ed è una delle persone che stimo di più di questo ambiente: è autentico, come lo vedete nei suoi sketch, di grandi valori e una bellissima anima. È stata un’opportunità stupenda per me, anche perché mi ha permesso di cimentarmi all’interno della commedia e ha rappresentato la sfida di inserirmi in un contesto e in un genere fino a quel momento nuovo per me. Averlo fatto, tenuta per mano da un comico straordinario e generosissimo come Roberto è stata un’esperienza preziosissima. L’ho fatto proiettare ad Acireale, sono legatissima a questo film e aver lavorato anche con Leo Gullotta è stato un onore.

Se fossi una giornalista che domanda faresti a Roberta?

Chiederei a Roberta cosa la rende veramente felice. Risponderei che mi rende felice mettere a fuoco una visione, stare sul set, sentire lo “stop” e avere il regista che viene da me, mi abbraccia e mi dice che è esattamente quello che voleva ed è contento di ciò che abbiamo realizzato. Ovviamente dal punto di vista lavorativo, perché da un altro punto di vista avrei detto mio marito e il mio cane, che mi permettono di essere un’attrice e perché senza la mia colonna sentimentale non sarebbe lo stesso.

Dove ti vedremo prossimamente?

Sto lavorando a un film che si intitola “La camera di consiglio” con Massimo Popolizio e Sergio Rubini che racconta del maxiprocesso di Palermo.

Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Significa lasciarmi ispirare da ciò che vedo e che mi porta da un’altra parte, perdermi nella storia che non è la mia e nel volto di un altro personaggio che non sono io. La voce dello schermo è uno spunto per vivere altre vite e che vorrei che fosse la mia voce per permetter agli altri di sognare altri scenari.

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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