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Noi – Tra critica sociale e horror d’autore Ritorno in grande stile per Jordan Peele dopo il successo di “Scappa - Get Out”

Apr 11, 2019

Jordan Peele, un nome piuttosto fresco eppure già una mezza leggenda. Dopo il successo di “Scappa – Get Out”, un intelligente horror satirico che propone una nuova lettura delle differenze di razza, il regista e sceneggiatore newyorkese torna sulle scene con “Noi” (“Us” in originale), una pellicola eclettica, originale e piena di spunti di riflessione per lo spettatore.

In questo nuovo lavoro, nelle sale italiane dal 4 aprile, Peele racconta la storia di una famiglia che durante le vacanze estive viene perseguitata da degli individui con i quali hanno molto in comune, persino i connotati.

Se in “Get Out” si esplorava la tematica razziale, qui viene sviscerato un tema più trasversale, e se vogliamo universale, ovvero l’ineguaglianza delle classi sociali, o meglio ancora, l’ineguaglianza tra chi la società considera “normale” e chi no. La lotta con il diverso.

Ciò che funziona all’interno del film è la moltitudine di strati di cui è composto. È come se fossero tanti livelli attraverso cui lo spettatore deve passare per arrivarne al cuore, alla lettura finale. In stile Peele, è pieno zeppo di citazioni alla pop culture e ad altri capolavori del cinema come “Lo Squalo”, “The Twilight Zone”, “I Goonies”, per citarne alcuni, e frecciatine ad eventi salienti di cui l’America è stata protagonista (Hands Across America), il tutto indorato da bellissime metafore che faranno girare le rotelle del cervello a molti.

L’utilizzo della figura del doppelganger, non solo a livello psicologico ma anche a livello fisico, concretizza la metafora principale del film.
Alla domanda “Chi siete e cosa volete?”, le Ombre (così vengono chiamate le versioni oscure dei protagonisti) rispondono semplicemente: “Siamo americani”. Una risposta apparentemente innocua ma di grande impatto, se considerato il contesto sul quale si basa la pellicola. Si arriva quindi alla conclusione che queste figure che la società considera diverse in realtà sono uguali a noi. Siamo proprio noi. Da qui anche il gioco di parole del titolo che, facendo un passo avanti, si rifà anche alla sigla United States → U.S.

La società che descrive Peele non è altro che quella americana, da sempre divisa in due. Quelli che vivono “alla luce del sole”, privilegiati in più di un modo; e quelli che vivono “nell’ombra”, sia essa intesa come negligenza da parte del Paese, dimenticanza da parte delle persone che ne fanno parte, o in modo un po’ più letterale, ovvero la malvagità.
La linea è davvero sottile ed è perlopiù il caso a dettare di quale fazione farai parte.
La domanda quindi sorge spontanea, cosa sarebbe successo se invece di stare alla luce del sole, fossimo nati nell’ombra?
L’ombra costituisce anche la parte che meno ci piace di noi, i lati oscuri del nostro carattere, i nostri sensi di colpa verso l’altro, lo straniero.

La società descritta è anche quella materialista, arrivista, che si circonda di belle cose e a cui piace vantarsi dei propri averi. Una società in cui sei costantemente costretto a paragonarti al tuo vicino e non essere mai contento di dove ti trovi nella vita, continuerai a sentirti inferiore, a volere di più, fino a che saranno proprio mazze da golf, barche e pietre preziose ad ucciderti.
Quanto alle forbici, che insieme alla tuta rossa fanno delle Ombre una vera e propria uniforme, rappresentano la dualità delle cose.
Sono due parti uguali unite a formare un solo corpo. Ma sono anche oggetto simbolo del doppelganger: da un lato uno strumento utilizzato di frequente per le cose più comuni ed innocue, dall’altro potenziale arma.

Come accennato prima però, questo film non è solo una critica alla società moderna, si può infatti dividere in tre parti, ognuna delle quali ha elementi di diversi generi cinematografici. Dai ritmi serrati e la tensione del thriller, alle barbare uccisioni dello slasher fino ad arrivare ai giochi psicologici e le metafore dell’horror d’autore. Ce n’è per tutti insomma, anche per chi vuole farsi due risate, non mancano infatti momenti di comicità caratterizzati dal black humor.Le performance in questo film sono davvero solide, a partire dalla protagonista, Adelaide, interpretata da Lupita Nyongo’o (“12 Anni Schiavo”, “Black Panther”) che ha a lungo lavorato sui suoi personaggi, in particolare Red, l’Ombra, al quale ha donato una voce inedita e davvero da brividi. Bravi anche i suoi compagni d’avventura Winston Duke (“Black Panther”, “Person Of Interest”), giocoso e solare padre di famiglia Gabe da una parte e del violento Abraham dall’altra, Shahadi Wright Joseph nel suolo dell’irriverente sorella maggiore Zora e della a dir poco inquietante Umbrae e infine il piccolo Evan Alex (“Mani”), volto del fratellino minore Jason e del mascherato e animalesco Pluto. Brava anche Elizabeth Moss (“Handmaid’s Tale”, “Mad Men”, “Top Of The Lake”), che con il suo ruolo seppur piccolo ha catturato sicuramente l’attenzione.

Interessante anche la fotografia, specialmente il gioco di ombre e luci creato per raccontare il personaggio di Adelaide/Red.
Una menzione speciale va alla colonna sonora che porta la firma di Michael Abels, il quale è riuscito a dare voce alle emozioni dello spettatore, tenendolo sulle spine ma anche divertendolo e intrattenendolo nei momenti più rilassati.

Insomma, non fatevi scappare questo gioiellino. Non ve ne pentirete.

 

Di Elvira Bianchi

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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