In queste settimane è andata in onda su Rai Uno “Il Nostro Generale”, fiction con protagonista Sergio Castellitto dedicata alla figura di Carlo Alberto Dalla Chiesa e che ha ottenuto un grandissimo successo. Tra i protagonisti delle vicende raccontate spicca Nicola Amato, primo dei sottoufficiali di Dalla Chiesa che non incarna soltanto una vera e propria persona esistita, ma diversi carabinieri che hanno fatto parte della vita del Generale. A interpretare magistralmente Nicola Amato ci ha pensato Antonio Folletto, attore apprezzatissimo tra serie tv e cinema. Su “La voce dello schermo” abbiamo intervistato proprio Antonio, che si è soffermato su diversi aspetti della fiction andata in onda di recente, raccontando delle testimonianze di persone che hanno conosciuto Dalla Chiesa e che ci hanno permesso di conoscere meglio uno degli eroi che hanno scritto la storia del nostro Paese. Ma non è finita qui, Antonio ha anche ripercorso gli altri ruoli importanti della propria carriera, da ‘o Principe in “Gomorra”, ad Aragona ne “I Bastardi di Pizzo Falcone”, da Diego in “A Casa tutti bene – La serie” fino ad arrivare a quello di “Ho amici in paradiso”. A voi.
Salve Antonio, benvenuto su “La voce dello schermo”. In queste settimane ti abbiamo visto ne “Il Nostro Generale”. Puoi farci un bilancio su questa esperienza?
Salve a tutti. Grazie. È stata un’esperienza bellissima, perché ho avuto l’opportunità di lavorare con un gruppo di lavoro fantastico e di conoscere persone straordinarie. Si è creato una bella squadra e mi sono trovato bene con tutti, dai registi Lucio Pellegrini e Andrea Jublin a Sergio Castellitto e gli altri compagni di lavoro. Gli incontri umani sono stati la parte più bella e hanno contribuito a rendere più che positiva questa esperienza. Inoltre, è stata una bella opportunità conoscere i veri ragazzi del nucleo anti-terrorismo, che adesso sono delle persone di ottanta anni e passa, e ascoltare le loro storie con grande passione. Non lo dimenticherò mai. La famiglia Dalla Chiesa ci ha dato in prestito la loro storia e ci ha permesso di raccontarla anche attraverso gli occhi dei figli. Non mi aspettavo, inoltre, una risposta e un interesse così grande da parte del pubblico.
C’è stata una testimonianza in particolare che ti ha colpito particolarmente?
Sicuramente mi hanno colpito molto le testimonianze di Domenico Di Petrillo e Luciano Seno. La giornata in cui li abbiamo incontrati è stata molto bella per noi. Luciano ha arrestato Uccio e Franceschini a Pinerolo. Di Petrillo è stato uno degli uomini più fidati di Dalla Chiesa e quando ci parlava di lui gli brillavano gli occhi. È stato molto bello ascoltarli e prendere tutto quello che ci regalavano attraverso le loro parole.
Quali corde ti ha permesso di toccare il personaggio di Nicola dal punto di vista artistico?
Durante la mia carriera non ho mai affrontato la difficoltà di attraversare un arco narrativo così lungo. Nella serie si raccontano circa nove anni di storia, per me è stata la prima novità riguardante questa esperienza. Assistiamo alla crescita di ragazzi che diventano uomini ed è stato importante raccontare anche questo cambiamento dal punto di vista umano.
Secondo te come è cambiato il modo di pensare rispetto a quegli anni?
Credo che noi siamo figli del nostro tempo, abbiamo la fortuna di poterci guardare indietro rispetto a quello che è successo. Oggi, la velocità con cui si consumano le cose è molto più forte rispetto al passato e mi sento di dire che siamo molto più fortunati rispetto a quell’epoca, perché abbiamo avuto delle persone che hanno condotto delle battaglie affinché vivessimo in un Paese libero.
Presto ti vedremo nella seconda stagione di “A Casa tutti bene”, quali aspetti ti piacciono di Diego?
Non saprei, da attore devi sempre difendere il tuo personaggio, l’aspetto che amo della serie è che tutti i personaggi si trovano in delle situazioni in cui cadono e devono rialzarsi. Mi piace vederli cadere, per motivi differenti, e hanno la forza di rialzarsi. Gabriele (Muccino ndr.) è molto bravo a gestire questo aspetto.
C’è un ruolo in particolare che ti è rimasto maggiormente a cuore e perché?
Ogni viaggio che fai durante le esperienze attoriali è un viaggio a sé. Mi è rimasto a cuore “Ho amici in paradiso”. È stato bello e impegnativo interpretare Antonio, un ragazzo con diversi problemi, e mi ha dato la possibilità di lavorare con gli ospiti del Don Guanella, dove c’erano ragazzi affetti da diverse patologie, alcune molto gravi. Lavorare su quel progetto, con quei ragazzi, è stato un viaggio indimenticabile. Mi piace ricordarlo perché, nonostante l’abbiano visto pochissime persone, l’ho amato particolarmente. Ho condiviso il set con Fabrizio Ferracane e, lavorando su quel set, ci siamo resi conto che stavamo realizzando qualcosa di veramente speciale.
Per un attore è importante interpretare personaggi differenti rispetto alla propria personalità. Ci sono degli aspetti che vorresti approfondire in un ruolo in particolare?
Ogni essere umano ha tanti aspetti della propria personalità e possono venire fuori per svariati motivi. A volte emerge un lato dolce, calmo e comprensivo, altre volte meno. Dipende sempre dal personaggio che interpreti. Ogni ruolo racconta mille aspetti della propria personalità. Mi piace raccontare la storia, quando ti comunica qualcosa e ti emoziona. Da attore è entusiasmante quando la sceneggiatura ti coinvolge, ti lascia in sospeso e ti trasmette sempre la voglia di andare avanti. Il personaggio è importantissimo ma fa parte sempre della storia.
Hai la possibilità di rubare un ruolo a un tuo collega, quale sceglieresti?
Mi sarebbe piaciuto molto interpretare il ruolo di Micaela Ramazzotti nel film di Paolo Virzì “La prima cosa bella”, perché ho amato quella storia, Micaela, le emozioni che mi hanno trasmesso e che ha regalato questa donna con una forza incredibile che, nonostante la vita le avesse dato tanto per certi aspetti, si è ritrovata a lottare. Mi sarebbe piaciuto interpretare un personaggio capace di suscitare quelle emozioni.
‘O Principe di “Gomorra” è sicuramente uno dei personaggi più rimpianti delle serie tv per il potenziale narrativo che avrebbe potuto offrire. Come hai vissuto questa esperienza?
È stata un’esperienza indimenticabile, bellissima. Ringrazierò sempre Stefano Sollima per avermi scelto. Mi ha permesso di stare tanto tempo a Napoli e di potere giocare, perché alla fine è quello che facciamo recitando, a fare una cosa che non farò mai. È stata una grande opportunità poter lavorare su una macchina incredibile, quella di “Gomorra”, e di poter fare delle scene impensabili, come stare a 10 cm da una pantera e darle un pezzo di bistecca! Può sembrare una cosa semplice però, ti giuro, che quando stai lì, a guardare negli occhi un animale che ha la forza di sette/nove uomini e salta decine di metri il cuore ti batte davvero forte!
Come hai vissuto l’addio?
Quando mi chiamò Laura Muccino, per dirmi che avevo avuto la parte, conoscevo già il suo destino. Ricordo che, nel momento in cui ho letto la sceneggiatura, mi dispiaceva uscire di scena. Le persone che lavoravano su quel progetto mi dicevano: “credimi, è meglio così, perché questo personaggio ha un arco narrativo bellissimo”. Alla fine, non so ancora se sia stato meglio così, ma sono stato felice perché nonostante abbia fatto soltanto sette episodi mi sembra ancora assurdo quanto le persone abbiano amato questo personaggio e sia entrato nell’immaginario collettivo di “Gomorra”. Mi sento di averlo salutato bene.
Parliamo di un’altra serie di grande successo: “I Bastardi di Pizzo Falcone”. Puoi darci qualche anticipazione riguardo la nuova stagione?
Abbiamo appena finito le riprese, non sappiamo ancora quando uscirà. Posso dire che ci saranno tantissimi colpi di scena e che il rapporto tra Aragona e Pisanelli non deluderà.
Hai fatto parte di produzioni Rai e Sky e hai un po’ vissuto il cambiamento dell’offerta televisiva e delle piattaforme streaming degli ultimi anni. Pensi ci sia ancora tanta differenza qualitativa tra questi mondi?
Oggi non vedo una grandissima differenza. Ci sono dei progetti Sky che mi interessano tanto e altri che possono interessarmi meno, ma allo stesso modo riguarda la Rai, Netflix e Amazon Prime Video. Credo si sia alzato il livello qualitativo in tutte le piattaforme e che ci sia una grande offerta televisiva e di streaming. Ci sono tantissimi attori, autori, registi, sceneggiatori che lavorano su più versanti.
Altri prodotti in cui ti vedremo?
Oltre ad “A Casa tutti bene”, c’è “Shukran” un film di Pietro Malegori che è un regista che secondo me farà molta strada. Non posso dire tanto, è una storia molto bella, mi ha fatto molto piacere lavorare con Shahab Hosseini ed è un progetto a cui tengo tanto.
Questo portale si intitola “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
Per me la voce dello schermo è la voce del pubblico, perché è la cosa più importante che esista. Sono molto affezionato al pubblico, quando mi viene dimostrato affetto mi sento sempre di ringraziarlo. Senza il pubblico non avrebbe senso niente.
*Foto di Maria Vernetti
Di Francesco Sciortino