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Intervista a Elena Radonicich: “Amo dare volti diversi ai miei personaggi” L'attrice, protagonista in queste settimane ne "Il Grande Gioco" accanto a Francesco Montanari e Giancarlo Giannini, si racconta su La voce dello schermo.

Nov 25, 2022

Venerdì 18 novembre ha debuttato su SKY “Il Grande Gioco”, serie diretta da Fabio Resinaro e Nico Marzano con Francesco Montanari, Elena Radonicich e Giancarlo Giannini protagonisti. Durante i primi episodi abbiamo conosciuto meglio le vicende fittizie che riguardano la ISG, la più importante società di procuratori in Italia, che viene minacciata da dinamiche di potere interne ed esterne. Abbiamo intervistato con piacere Elena Radonicich, che interpreta Elena De Gregorio, donna disposta a tutto per diventare CEO della ISG ed ex moglie di Corso Manni. Elena ci ha parlato degli aspetti che l’hanno affascinata del suo personaggio e della serie, dei mille volti che hanno caratterizzato la sua brillante carriera da attrice e di alcuni interessanti aspetti che riguardano le sue interpretazioni. A voi.

Salve Elena. Benvenuta su “La voce dello schermo”. Ti stiamo vedendo ne “Il Grande Gioco”. Interpreti Elena. Cosa ti ha affascinato di lei?

Salve a tutti. Grazie. Di lei amo la sua incongruenza. Mostra gli aspetti più spigolosi, meno amabili e difficili da comprendere per gli altri. Lo fa per raggiungere degli scopi che le sembrano necessari per riuscire a essere riconosciuta nel suo ruolo ma, in realtà, comportandosi in questo modo perde certi aspetti di sé stessa e finisce per non ottenere ciò che desidera profondamente. Mi ha affascinato la sua asprezza, l’impulso reattivo e la sua rapidità nel riuscire a prendere le decisioni sbagliate.

Dal primo episodio emerge in conflitto con la propria famiglia, come se non abbia la possibilità di fare il grande salto. Che risvolti dobbiamo aspettarci?

Elena De Gregorio fa il proprio gioco per trovare il proprio spazio, non la muove sicuramente la pietà e in qualche modo concretizza le peggiori aspettative che gli altri hanno su di lei, nonostante debba scrollarsi di dosso qualcosa.

Appare un po’ manipolatrice…

Lei prova molto a essere manipolatrice, sono le circostanze che la fanno essere così. Interpretare un ruolo del genere mi ha dato la possibilità di esplorare delle zone più violente della mia personalità, anche se non mi appartengono.

Com’è stato per te cimentarti all’interno del mondo del calcio e del calciomercato?

È stato interessante scoprire certe dinamiche che non conoscevo, mi ha divertito la concitazione, il ritmo della serie e analizzare alcune dinamiche di potere, che non riguardano soltanto il calcio e sono molto interessanti da osservare.

“Una relazione”, ha analizzato un po’ gli stati emotivi di una storia d’amore al capolinea. Che ricordi hai di questa esperienza?

Ho ricordi molto belli, per tanti motivi. Il primo perché racconta qualcosa di molto raro, ovvero la tenerezza e la capacità di amarsi nonostante una separazione. È un sentimento molto raro e poco frequentato, perché spesso prevale la rabbia e il disgusto. Mi sembrava un’idea molto bella. È stato difficile da girare perché è stato realizzato durante l’anno dell’esplosione del Covid. È stato bello ritrovare Stefano Sardo, che aveva sceneggiato anche “1992”, “1993” e “1994”. Mi ha fatto piacere condividere il set con Guido Caprino, che è un attore che stimo tantissimo, e con altri colleghi come Libero De Rienzo, Thony, Isabella Aldovini, Alessandro Giallocosta e tutti gli altri. È stato un set molto felice per me. Mi ha fatto piacere addentrarmi all’interno di un genere poco raccontato, interpretando un ruolo che raramente ho avuto la possibilità di fare perché mette in mostra una certa fragilità. Il film aveva un tono diverso dal solito, tipico del dramedy, che riesce a dare uno spaccato della realtà perché è ironico, drammatico e simpatico allo stesso tempo.

Com’è stato lavorare con Libero De Rienzo?

Lo conoscevo dai tempi di “Tutti al mare”. È stato molto bello condividere il set con lui, era una persona molto libera, fuori dagli schemi. Mi ha fatto piacere ritrovarlo.

Tra i tuoi lavori recenti c’è anche “Il boemo”. Com’è stato recitare in costume e che stimoli dà a un’attrice far rivivere un’epoca diversa?

Il regista Petr Václav ha fatto un lavoro di ricostruzione straordinario e veritiero riguardante le atmosfere dell’epoca. È riuscito a restituire lo spirito settecentesco, goliardico e per certi versi violento. Le ambientazioni e la fotografia molto curate ci hanno catapultato all’interno di quell’epoca. Non c’era l’impianto cinematografico classico legato alle luci, agli ambienti, agli effetti speciali. Era tutto molto realistico, con costumi stupendi di Andrea Cavalletto, bravissimo costumista che mi ha permesso di interpretare nel migliore dei modi il mio personaggio. Ho un grande fascino nei confronti del passato, sono una forte nostalgica, mi piace tantissimo utilizzare i costumi e travestirmi. Lo considero un grandissimo strumento. I costumi e l’ambientazione aiutano tantissimo l’autosuggestione, che reputo un elemento fondamentale per la recitazione e per la riuscita dell’interpretazione.

Giochi molto sui cambiamenti di look nelle tue interpretazioni, i tuoi personaggi sembrano sempre molto diversi, anche fisicamente, tra loro. È una scelta tua o una coincidenza?

Le scelte sono spesso il risultato di ciò che si vuole fare e di ciò che ti viene proposto. Io provo a spaziare il più possibile per evitare di incasellarmi. Non soltanto per il pubblico, non è una paura di essere identificata con un solo personaggio, ma lo faccio per me. Non voglio limitarmi o costringermi. Uno degli aspetti più divertenti del mio lavoro è che mi permette di proiettarmi all’interno di altri corpi. Mi piace cambiare aspetto e sarebbe un peccato non approfittarne, dal momento che la recitazione me lo consente. Amo confondermi tra un personaggio e un altro e avere mille facce.

Quali sono le altre esperienze lavorative a cui sei più legata e perché?

Cerco di guardare sempre avanti, anche perché ogni esperienza ti lascia qualcosa e tante persone con cui hai lavorato. Sono molto legata a “Banat – il viaggio” e a “Tutto parla di te” di Alina Marazzi con Charlotte Rampling, perché è stato il mio primo film da protagonista e trattava un tema molto importante e interessante.

Dove ti vedremo prossimamente?

Oltre a ne “Il Boemo”, mi vedrete nel film di Francesco Frangipane “Dall’alto di una fredda torre”, con Vanessa Scalera, Edoardo Pesce, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli e tratto da un’opera teatrale molto interessante di Filippo Gili. Inoltre, sarò in “Brennero”, nuova serie che andrà in onda su Rai1 con Matteo Martari e diretta da Davide Marengo e Giuseppe Bonito in uscita nel 2023.

Questo portale si chiama “la voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

È una voce diversa dalle altre voci. La voce dello schermo mi fa venire in mente la sala cinematografica, è una voce che va dappertutto e che si condivide con gli altri.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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