La voce dello schermo ha intervistato, in esclusiva, Maria Luisa De Crescenzo, attrice giovanissima ma che vanta già un eccellente curriculum. Ha recitato, infatti, ne “Il più bel giorno della mia vita” di Cristina Comencini, in “Posti in piedi in paradiso” con Carlo Verdone e in tantissime fiction di successo come “Ris Roma 2”, “I Cesaroni” e “Maggie e Bianca”.
L’attrice ha presentato “Olivia”, il film di Marco Costa in cui la vedremo a fine anno, e soprattutto lo spettacolo di beneficenza “Il fratello di mia sorella”, in programmazione al Teatro Italia il 24 maggio. I fondi raccolti verranno destinati alle principali attività di SO.R.TE. che, in questi anni, ha realizzato tantissime iniziative benefiche, raggiungendo numeri di tutto rispetto.
Ciao Maria Luisa, benvenuta a “La voce dello schermo”, presto ti vedremo al cinema nel film “Olivia” di Marco Costa. Presentaci un po’ il film e il personaggio che interpreti.
“Olivia” è la storia di due ragazzi, Olivia e Vanni, che si conoscono in una chat online e parlano per tutta la notte. Vanni rimane affascinato da questa ragazza. Olivia vive in un mondo tutto suo, ama la scienza e l’astrofisica e ha una malattia, che non posso svelare. Io interpreto appunto Olivia, che è una ragazza piena di vita e che ama raccontare tutto ciò che le succede. Vanni non sa di questa malattia, ma rimane affascinato da questa ragazza attraverso lo schermo. E’ un film molto particolare, molto bello e che lascia sicuramente un qualcosa alla fine. L’uscita del film è prevista intorno alla fine di quest’anno, ma non si sa ancora con precisione.
Che rapporto hai con i social network?
Io sono molto giovane, ma devo dire che i social sono cambiati molto da quando ero più piccolina. Mi ricordo che prima c’era Messenger, ma era più soft rispetto a quelli che sono i social di oggi e all’importanza che hanno ai nostri giorni. Sinceramente questo è un aspetto che un po’ mi spaventa. Io ho un account Instagram, che curo ma con leggerezza. Non sono un’ossessionata cronica dei social, anche se mi piacciono e penso che, da alcuni punti di vista, siano delle vetrine importanti.
Dal 24 maggio ti vedremo invece al teatro nello spettacolo di beneficenza “Il fratello di mia sorella”. Presentaci un po’ questo spettacolo e cosa ti è piaciuto di questa esperienza?
Questo spettacolo è per la mia associazione di beneficenza, che abbiamo creato io e mio fratello, assieme ad amici, cinque anni fa e da cinque anni a questa parte, ogni anno, mettiamo in scena uno spettacolo in cui si svolge la raccolta fondi per la nostra associazione di beneficenza. I nostri progetti sono tutti autofinanziati. Questa commedia l’ha scritta un mio amico e un ragazzo dell’associazione, Antonio Castoro. E’ una commedia molto divertente e con un pizzico di malinconia. E’ la storia di questi tre fratelli che rimangono senza padre, il quale lascia una lettera dicendo che qualora volessero ricevere la sua eredità dovranno riconciliarsi e creare un finto Natale a giugno. Quindi è la storia di questi tre fratelli che ricreano un Natale a giugno e la magia del Natale gli farà capire quali sono veramente le cose importanti della vita.
Tu sei molto giovane e vanti un curriculum di tutto rispetto. Cosa ha significato per te crescere praticamente sul set?
Io ho iniziato a recitare quando avevo 11 anni e, oltre la scuola, ho sempre fatto solo quello. I miei genitori mi hanno sempre appoggiato e mi hanno sempre seguita molto. Ad undici anni mi sono catapultata in una realtà del tutto nuova. Sono stata sempre una bambina molto timida, ma davanti la telecamera cambiavo radicalmente. Mi sentivo come in camera mia, sul mio letto a giocare. Tutto questo mi ha fatto capire quale fosse il mio posto nel mondo. Davanti la telecamera mi sono sentita sempre a mio agio. Certo, ci sono stati tanti sacrifici da fare, perché per fare questo lavoro ci vuole anche tanta determinazione, ma crescendo ho capito anche quali siano le linee guida da seguire.
Cristina Comencini e Carlo Verdone sono stati due nomi che hanno contribuito a questo processo di crescita. Cosa ricordi delle esperienze a fianco a questi due grandi del cinema italiano?
Cristina Comencini è stata la prima persona che ha creduto in me e le sarò sempre grata. Perché ero una bambina molto timida e mi ha preso per mano e mi ha aiutato tantissimo, diventando la mia guida. E’ stata quella che mi ha fatto cominciare, che mi ha fatto capire i meccanismi ed è stato più che un onore lavorare con lei ne “Il più bel giorno della mia vita”.
Carlo Verdone è stato ugualmente importante. E’ un mio mito e ho girato “Posti in piedi in paradiso” quando avevo circa diciannove anni. Lavorare con lui è stata un’esperienza meravigliosa. Poi abbiamo girato a Parigi, che è una delle mie città preferite. E’ stato un connubio di aspetti che mi facevano sentire come all’interno di un sogno. Carlo è stato un professionista eccellente, mi ha seguita, mi ha dato tanti consigli, mi ha messo completamente a mio agio. Stiamo parlando di un attore e di un regista di grandissimo livello, per cui c’è sempre un po’ di timore e di agitazione quando si arriva sul set, eppure mi ha sempre aiutata. E’ stata un’esperienza unica.
“Ris”, “Distretto di polizia”, “I Cesaroni” sono fiction molto amate dal pubblico e di cui hai fatto parte. Cosa ricordi con maggiore piacere di queste fiction?
Mi sono sempre ritrovata all’interno di questi set con attori un po’ più grandi di me, per cui ero sempre molto coccolata e mi sono sempre sentita la mascotte del gruppo. Ricordo con affetto le tantissime attenzioni che ricevevo.
Andiamo a “Maggie e Bianca” e al ruolo di Eloise. Cosa si prova ad essere tanto amata anche dai bambini e cosa ti piace di più di questa serie?
Essere amata dai bambini per me è una gioia immensa, perché amo stare con i bambini e li amo, per cui fare un prodotto rivolto ai bambini è stato davvero un piacere. E’ sempre un’esperienza bellissima anche quando ti incontrano per strada. Una volta una bambina mi ha fermata e mi ha chiesto: “Come ti chiami?”, e io ho risposto: “Maria Luisa”, e lei: “Ah, no. Perché somigli tanto ad una bambina che si chiama Eloise!”. E’ molto bello perché “Maggie e Bianca” è un prodotto molto genuino.
Ci sono altre esperienze che vorresti ricordare?
Ricordo con piacere un film che ho girato quando avevo 18 anni, “Corpo Celeste”, l’opera prima di Alice Rohrwacher. E’ stata un’altra esperienza che mi ha fatto crescere molto. E’ stato il mio primo film da diciottenne. E’ stato girato a Reggio Calabria e, dal momento che sono di Roma, sono stata lontana da casa. E’ stato un film molto forte e Alice mi ha seguita in maniera molto puntigliosa ed è una regista pazzesca. Devo tanto anche a lei e ci tenevo a ricordare anche questo progetto.
Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?
E’ importantissimo ascoltare la voce dello schermo perché spesso riesce a trasmettere degli aspetti che ti entrano nel cuore e che ti fanno emozionare. Penso sia molto importante e bello.
Di Francesco Sciortino