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Intervista a Michael Zampino: “Il mio ‘Governance’ un ritratto della fragilità di fronte al potere dei soldi” Il regista si racconta su "La voce dello schermo" parlandoci di "Governance - Il prezzo del potere", film che potete vedere su Amazon Prime Video e che ha come protagonisti Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni.

Mag 27, 2021

Dal 12 aprile stiamo vedendo, su Amazon Prime Video, “Governance – il prezzo del potere“, film diretto da Michael Zampino, con protagonisti Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni, che racconta le difficoltà legate alla ricerca della verità nel momento in cui minaccia gli interessi economici delle aziende, in particolare quelle del settore petrolifero. Il film ha ricevuto ben tre candidature ai Nastri d’Argento 2021 nelle categorie di “Miglior Sceneggiatura”, “Miglior Attore non protagonista” e “Miglior Casting Director”. Abbiamo intervistato il regista, Michael Zampino, che ci ha confidato come mai si sia addentrato all’interno del mondo petrolifero, ci ha parlato delle notevoli interpretazioni dei due protagonisti, Popolizio e Marchioni, e dei riferimenti che l’hanno ispirato nella realizzazione del film, un thriller avvincente, magistralmente interpretato dai protagonisti, e che fa riflettere su certe dinamiche del potere e non solo. A voi…

 

Salve Michael, benvenuto su “La voce dello schermo”. Dal 12 aprile, su Amazon Prime Video, stiamo vedendo il film da te diretto “Governance – Il prezzo del potere”. Come lo descriveresti in breve?

Salve a tutti. Il film racconta quanto sia difficile la ricerca della verità quando quest’ultima minaccia gli interessi economici di aziende strategiche come quelle del settore petrolifero. “Governance” è anche una riflessione sulla seduzione del male. Il personaggio di Renzo (interpretato da Massimo Popolizio) ci ricorda che siamo spesso fragili di fronte al potere e ai soldi.

Il film esplora il potere all’interno del mondo petrolifero. Come mai questa scelta? C’è qualche film di riferimento che ti ha ispirato?

Innanzitutto è un mondo che conosco bene per averci lavorato per circa 15 anni. Conosco le movenze dei vari personaggi di quell’ambiente e per me era anche divertente cercare di farli vivere nella finzione. I film che mi hanno ispirato sono diversi. Per la trama sicuramente “The Player” di Robert Altman, un thriller sarcastico ambientato a Hollywood. Per lo stile, direi “Il caso Kerenes” di Calin Netzer che ha saputo raccontare attraverso una storia intima una cornice inquietante: la corruzione nella società rumena. Ma anche film come “La Frode” e “Margin Call” che sollevano numerosi quesiti etici utilizzando i codici del genere thriller.

“Governance” vede protagonisti Massimo Popolizio e Vinicio Marchioni, entrambi candidati ai Nastri d’argento. Quali aspetti pensi abbiano impreziosito con le loro interpretazioni?

Credo che la naturale autorevolezza di Massimo sia stata preziosa per quel tipo di personaggio, un top manager brillante e senza scrupoli, che doveva interpretare. Anche la sua complicità fuori dal set con Vinicio è stata determinante per rendere credibile il rapporto quasi fraterno tra i due personaggi nel film. Poi sono attori che cercano le motivazioni profonde che animano i loro personaggi e sanno pertanto quali sono le loro “intenzioni” in ogni scena. Rende tutto più semplice quando si tratta di dirigerli. Non c’è bisogno di fare tanti ciak per ogni inquadratura. La lavorazione fila veloce.

A proposito dei Nastri d’Argento 2021. “Governance” ha ricevuto tre candidature. Come avete reagito alla notizia?

Siamo molto contenti, ringraziamo la SNGCI per la scelta. Queste candidature hanno un significato particolare e rappresentano un bel segnale di diversità, considerando il tipo di produzione indipendente e per lo più di genere. Vanno a ricompensare il grande lavoro di tutta l’equipe di “Governance”. Sono felice di condividere la nomination per la migliore sceneggiatura con Giampaolo Rugo e Heidrun Schleef. Inoltre il fatto che è stata nominata la casting Beatrice Kruger significa che è stata apprezzata l’interpretazione degli attori e l’originalità delle scelte. 

Ogni regista ha il proprio marchio di fabbrica, la propria “Z” di Zorro. Quali pensi siano i tuoi caratteri distintivi?

In quel caso sarebbe la “Z” di Zampino! Non spetta a me dirlo. Alcuni amici e spettatori mi hanno fatto notare, secondo loro, una naturale predisposizione per il ritmo e i dettagli. Una regia secca, senza fronzoli con uno stile asciutto, il più possibile aderente alla storia che si sta raccontando.

Altro film a cui sei legato è “L’erede”. Che ricordi hai di questa esperienza?

Essendo la mia opera prima è stata, almeno per me, un salto nell’ignoto. I ricordi sono molto belli. Giravamo 6 giorni a settimana in trasferta nel cuore di monti Sibillini, nelle Marche. Quindi era un’esperienza collettiva particolare, una full immersion intensiva di tutta la troupe in una location unica, una vecchia villa Liberty alla Hitchcock. La sera ci ritrovavamo a cena e la mattina a colazione. Una specie di “laboratorio cinematografico”.

Tu ti dividi tra Francia e Italia. Quali aspetti ami del cinema francese e quali di quello italiano?

Molti dei miei gusti cinematografici sono il risultato di queste due culture. Mi hanno influenzato sin da bambino. Ho vissuto a lungo tra Francia e Italia. Del cinema transalpino mi piace una certa idea di “felicità” o piuttosto di ricerca della felicità, spesso utopistica e melancolica come nei film di Renoir, Truffaut, Demy, Varda. Oggi direi piuttosto la capacità di raccontare la realtà utilizzando il genere come lo fa molto bene Jacques Audiard o François Ozon. Dell’Italia, mi è sempre piaciuto il lato impietoso, ferocemente comico ma efficace di raccontare la realtà di autori come De Sica, Risi, Scola, Monicelli e tanti altri. Anche se, alla fine, credo sia la “new hollywood” americana ad avermi influenzato di più: Oltre a Robert Altman, registi come Lumet, Pollack, Pakula, Scorsese, De Palma, Michael Mann. Senza dimenticare maestri della commedia come Woody Allen, Alexander Payne, Charlie Kaufmann… Infine 2 extra terrestri difficili da etichettare: Kubrick e Lynch.

Cosa pensi di cinema e serie tv italiane dei nostri giorni? Quali sono i prodotti che ami da spettatore?

Credo ci vorrebbe più diversità. Ma questo non dipende solo dagli autori ma soprattutto dai produttori e finanziatori. C’è, credo, una certa pigrizia dovuta al fatto che gli “sportelli” di finanziamento sono pochi e un po’ arrugginiti. I film più stimolanti, quelli di Garrone, Sorrentino, Munzi, Virzì e altri sono l’albero che nasconde la foresta. Certamente serie come “Romanzo Criminale”, “Gomorra” e “Suburra” hanno dato uno slancio enorme alla produzione televisiva italiana rivelando nuovi talenti e conquistando nuovi spettatori (me incluso). Ma si potrebbe tentare anche generi diversi dal gangster movie. L’Italia è conosciuta all’estero anche per tante altre cose.

Questo portale si chiama “la voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Dipende dalla dimensione dello schermo. Se la voce mi arriva in surround 5.1 con musiche avvolgenti nella sala di un multiplex direi che è l’esperienza cinematografica che sogno da quando sono bambino. Se è la voce dello schermo del mio cellulare, tra l’aspirapolvere del mio vicino e la centrifuga della mia lavatrice, direi che l’impatto è minore!

 

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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