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Intervista a Giovanni Alfieri: “Presto in tv al fianco di Santamaria” Il giovane attore si racconta anticipando la nuova serie con Claudio Santamaria e il film "Il Delitto Mattarella".

Apr 3, 2020

La voce dello schermo ha intervistato Giovanni Alfieri, giovane attore siciliano che vedremo prossimamente al cinema ne “Il delitto Mattarella” e nella serie tv “Inchiostro contro piombo”, al fianco di Claudio Santamaria. Giovanni ha parlato delle sue nuove e importanti interpretazioni, raccontato come sta vivendo questi giorni di quarantena e ripercorso le tappe fondamentali della propria carriera.

Buongiorno Giovanni, benvenuto su “La voce dello schermo”. Presto sarai al cinema ne “Il delitto Mattarella” di Aurelio Grimaldi. Presentaci un po’ il film e il tuo ruolo…

Buongiorno a voi, grazie! “Il delitto Mattarella” è un omaggio a una famiglia sempre attiva nella politica, siciliana prima e nazionale dopo. Il film ricostruisce gli ultimi giorni di un politico ma soprattutto di un uomo, di un padre, di un siciliano che ha lottato. Con dignità, il peso di questo grave lutto è stato portato dal fratello Sergio, oggi nostro Presidente di una nazione ricca, ma che rimane modesta e ne paga le conseguenze. Il mio ruolo è un cameo più che un ruolo vero e proprio, un omaggio che Aurelio ha voluto farmi, per la stima e l’affetto reciproco. Ho conosciuto Aurelio ad un provino per “La Divina Dolzedia”, piccola operazione produttiva, un film fatto con amore. L’anno scorso mentre preparava “Il delitto Mattarella” ci siamo sentiti a Roma, l’ho aiutato come correttore di bozze, ho fatto da spalla ai provini. Ci tenevo tantissimo a partecipare a questa operazione e così Aurelio mi ha scritto questo ruolo. Interpreto un torturatore e con un piano sequenza apro il film. Da lì si comincia e poi… poi lo vedrete al cinema, tra l’altro il cast è superbo, composto da siciliani affermati e in ascesa, oltre che cari amici.

Prossimamente ti vedremo nella nuova serie targata Mediaset con Claudio Santamaria “Inchiostro contro piombo”. Che anticipazioni puoi darci? Di cosa tratta la serie e il personaggio che interpreti?

Sulla serie targata Mediaset purtroppo per esigenze contrattuali posso ancora dire pochissimo. È stata un’esperienza da sogno ad occhi aperti, un’alta formazione su tutti i fronti, oltre che magica, fatta di incontri di belle persone, mestieranti già navigati ed esordienti. Fin da subito si è creata una bellissima sintonia tra cast tecnico e artistico, vuoi perché abbiamo tutti due cose in comune: una è il teatro, madre moglie e casa di tutti; l’altra è che tutti veniamo da anni di gavetta e ci accomuna la voglia di fare e di farcela, e ce l’abbiamo fatta. La serie comunque parla della redazione del giornale “L’ora”, quotidiano di prima linea siciliano, che in qualche modo ha contribuito a sbattere in prima pagina nomi e situazioni che prima di allora erano stati protetti o tenuti in un sottobosco virtuale, “virtuale” perché in realtà ciò che accadeva avveniva alla luce del sole. Noi raccontiamo questo primo momento di cambiamento ambientato nel 1958, sotto la direzione di Vittorio Nisticò, personaggio interpretato da Claudio Santamaria.

Com’è girare al fianco di Santamaria?

Claudio è un grande professionista oltre che un grande compagno di viaggio. Con lui da subito, sia sul set per esigenze di sceneggiatura che nella vita vera, si è istaurato un bel rapporto. Tuttavia mi sono trovato benissimo anche con tutti gli altri: Maurizio Lombardi, Bruno di Chiara, Francesco Colella e Giampiero De Concilio, insieme interpretiamo i giornalisti d’assalto e seguiamo inchieste.
Nel primo periodo di set abbiamo fatto tutto interno redazione, era come stare a teatro! Ed è li che si è formata la squadra. Siamo stati bene dentro e fuori dal set, come personaggi, attori e persone.

Cosa ti accomuna al personaggio che interpreti?

Il personaggio che interpreto è molto vicino a come sono io veramente. Abbiamo in comune il fatto che lasciamo il nostro paesino di provincia per andare in una grande città in cerca di fortuna, per riuscire a farcela con le proprie forze. Per il resto è stato un lavoro lungo, complesso ma molto divertente.

Hai qualche aneddoto dal set che vorresti condividere con i lettori?

Un aneddoto che mi piacerebbe condividere è che con Claudio ci siamo “chiusi” in una challenge di barzellette, in modo naturale, ma alla fine Claudio mi ha battuto! Abbiamo riso come matti!

L’Italia sta attraversando un momento difficile. Tu come stai vivendo questi giorni di quarantena?

Quando hanno bloccato le riprese della serie, fin da subito ho chiesto di voler andare a casa mia, dal momento che in quei giorni ci trovavamo in Sicilia, a Palermo. Sto vivendo la mia quarantena nella mia casetta di campagna sul mare a Scicli, la “Vigata” di Montalbano. Qui trascorro le mie giornate come di solito faccio nei momenti di “ozio creativo”: leggo, scrivo, suono i mie mille strumenti, canto e, per non farmi mancare niente, nel giardino ho un piccolo orto e un frutteto di cui mi prendo cura e dal quale mi rifornisco di ghiotti pranzi e cene a base di verdure per mantenere la dieta. Insomma, sto in pace e quasi mi dispiacerebbe tornare alla frenetica routine che presto ricomincerà, ma sarò carico e pronto per ricominciare come dico sempre “a manetta”, con la stessa grinta di sempre, per nuovi progetti o altri che per ora sono in stand-by.

Tu sei siciliano, com’è stato per te coltivare il tuo sogno in una terra come la Sicilia?

Ho cominciato a fare teatro per gioco, avevo otto anni ed è stato un po’ come la droga, non sono più riuscito a smettere. Poi ho cominciato a fare corsi, workshop per affinare tecniche e capire effettivamente cos’era il lavoro dell’attore. A sedici anni avrei voluto lasciare la scuola per trasferirmi a Roma e frequentare la Silvio D’Amico. Ma ho scelto di diplomarmi da geometra e trasferirmi a Catania subito dopo, dove ho cominciato a studiare sul serio recitazione con Guia Jelo che ha insegnato le prime basi di quello che oggi in me è così ben radicato da essere più di una tecnica.
La Sicilia è una terra ricca di cultura e di tradizione teatrale, ma avevo bisogno di più stimoli, di più spazio per poter imparare e riuscire nella mia impresa. Il mio motto era “Cu nesci rinesci” (Chi esce riesce). Oggi sono passati sei anni da quel momento e posso dire che ha funzionato. Mi sono trasferito a Roma, ho studiato – e continuo a farlo – mi sono laureato al DAMS. In questa città ho conosciuto mille persone. Una di queste è il regista Piero Messina, che ho ritrovato in “Inchiostro contro Piombo”. Ricordo che quando lo incontrai la prima volta, in pochi giorni di intenso lavoro, riuscii ad imparare molto da lui. Ritrovarlo dopo tanto tempo, in un progetto così importante e in un ruolo di così grande responsabilità è stato fantastico. In questi cinque mesi di lavorazione sul set, Piero mi ha insegnato tanto, lui come gli altri registi Ciro D’Emilio e Stefano Lorenzi, non avrò mai abbastanza parole per poterlo ringraziare. Penso che il ringraziamento più forte sia stato ed è dare il massimo sul set e spero che il nostro lavoro vi piaccia.

Ci sono altre esperienze che vorresti ricordare?

Le altre esperienze che voglio ricordare sono legate al teatro, che non abbandono mai, e al più presto tornerò in scena con un gioiellino, fatto con la mia compagnia teatrale che si chiama “Nescio”. Torneremo con “Mirrorless”, scritto da Sabrina Scanzani, diretto da Cristiano Ciliberti. Loro sono la mia famiglia prima che miei colleghi, quindi spero che verrete a trovarci a teatro quando tutto tornerà alla normalità.

Questo portale si chiama “La voce dello schermo”. Cosa significa per te ascoltare la voce dello schermo?

Per me ascoltare la voce dello schermo è come ascoltare se stessi davanti allo specchio, e vi invito per una volta ad ascoltare voi stessi chiudendo gli occhi, e dopo fare di tutto per realizzare tutto ciò che si sente.

 

Di Francesco Sciortino

By lavocedelloschermo

Francesco Sciortino, giornalista pubblicista dal 2014, appassionato di serie tv, cinema e doppiaggio. In passato cofondatore della testata online “Ed è subito serial”.

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