Nonostante la nuova stagione televisiva sia appena iniziata, Serena Iansiti ci sta già regalando diverse interpretazioni degne di nota e sempre più intense. L’abbiamo vista, infatti, interpretare Laura nella terza stagione di “Buongiorno, Mamma!”; in queste settimane la stiamo rivedendo nei panni di Michela nella quarta stagione di “Màkari”; da lunedì 10 novembre tornerà a essere Livia nella nuova stagione de “Il commissario Ricciardi” e presto sarà nell’attesissima “Alex Bravo”, al fianco di Marco Bocci.
Abbiamo intervistato proprio Serena Iansiti che si è raccontata parlandoci del suo entusiasmante periodo lavorativo e delle opportunità che i personaggi interpretati di recente le hanno regalato, dalle contraddizioni della Sicilia di “Màkari” alla complessità di Livia ne “Il Commissario Ricciardi”. Oltre a ricordare le recenti interpretazioni, Serena ci ha confidato alcune interessanti considerazioni sulle fragilità, sulla ricerca della verità interpretativa e sul suo modo di vivere il cambiamento. A voi…

Ti stiamo vedendo, in queste settimane, nuovamente in “Màkari”. Che effetto ha fatto tornare in questa serie?
È stato molto bello. Avevamo lasciato alcune situazioni in sospeso tra Michela e Saverio. Abbiamo visto che il matrimonio che lei doveva fare non si è più fatto e la troviamo un po’ spaesata. È passata da avere tutto sicuro, dalla vita professionale e sentimentale, a tutto in cambiamento.
Michela è entrata nella scorsa stagione per creare scompiglio. Adesso?
Adesso la situazione è diversa. Michela è andata avanti e, se prima poteva creare scompiglio, sicuramente adesso è una grande amica per Saverio e l’aiuterà a interagire con la figlia, che è un terremoto di ragazza. Vedremo come lei riuscirà, piano piano, a farli andare d’accordo e a creare un legame sempre più forte tra loro.
Quali opportunità ti ha regalato la serie?
Mi ha dato la possibilità di conoscere dei luoghi della Sicilia che non avevo mai visto, è una terra sia selvaggia sia ricca. Tutta la parte del trapanese è meravigliosa, amo le Saline di Marsala, la riserva dello Zingaro e la costa di Màkari. Inoltre, è stato interessante conoscere nuove culture, anche culinarie, e ho avuto a che fare con una troupe fantastica, con attori e registi che hanno formato un gruppo unito e collaborativo.
Che Sicilia hai trovato?
Ho trovato una terra molto viva e ricca di contraddizioni. Mi ha affascinato la sua vitalità. È un popolo molto in ascolto e vero. La gente è stata molto accogliente e mi viene sempre voglia di tornarci. Mi porto dentro il mare, gli odori e i profumi di questa terra.

Cosa dobbiamo aspettarci dalle prossime puntate?
Oltre ai casi di puntata, si continuerà nell’esplorazione del rapporto tra Saverio e Arianna e ci saranno un po’ di fuochi d’artificio. L’arrivo di Arianna porta un grande cambiamento nella vita di Saverio e nelle persone che gli sono accanto. Ma soprattutto gli dà la possibilità di riscoprirsi, non soltanto nel rapporto genitoriale ma anche di una parte di sé che aveva dimenticato di avere.
Presto ti rivedremo anche ne “Il Commissario Ricciardi”. Livia è un personaggio a te molto caro. Hai affermato che ti ha dato la possibilità di essere tutto. Perché, secondo te, è così forte?
Sicuramente grazie alla scrittura di Maurizio Di Giovanni, che ha tratteggiato un personaggio molto moderno in un’epoca che forse non era pronta a questo tipo di femminilità. In realtà, ho cercato di trovare più similitudini possibili e, contemporaneamente, di lavorare con quello che era molto distante da me. Ma, soprattutto, ho avuto l’opportunità di godermi questo ruolo da diva, che non capita tutti i giorni.
In particolare, su cosa ti ha permesso di lavorare durante le tre stagioni?
Ho potuto lavorare sull’introspezione, sulla profondità e sull’ascolto dei sentimenti perché, nonostante sia una diva che sembra apparentemente algida, è molto calda, sensibile, ha sofferto molto e sa riconoscere la sofferenza degli altri. In questo è molto simile a Ricciardi. Mi ha permesso di affrontare un’evoluzione pazzesca dalla prima stagione alla terza. La serie uscirà il 10 novembre. Sarà una Livia spezzata, in balia della sua mente e non si capisce più se è lei che sta avendo un crollo o se c’è qualcuno di mezzo.
Hai detto che Livia ti fa vivere i sentimenti con estrema verità. Cos’è la verità interpretativa?
Se non riesco a trovare una verità in quello che faccio e in quello che dico non riesco a recitare. Devo immedesimarmi in quello che fa e che pensa il personaggio – anche interpretando la persona più distante da me o che non vorrei mai essere – cercando di sospendere il giudizio, di capire perché lo fa, di credere in quello che fa e di portarlo avanti fino in fondo. Livia è un personaggio molto vero perché, nonostante sia molto distante da me, lo comprendo e lo trovo molto umano. La verità ha a che fare molto con l’umanità di un personaggio.
Come combatti, invece, le tue fragilità?
Non si devono combattere perché, in realtà, sono la nostra forza e ci aiutano a essere forti. Bisogna conoscerle, proteggerle e riservarle, soprattutto in una società che tende a essere performativa. La fragilità ci rende esseri umani, sembra quasi che sia un difetto. Tutti abbiamo dei momenti in cui siamo più vulnerabili e non dobbiamo vergognarcene perché significa essere vivi e avere una grande sensibilità. Al contrario, dobbiamo proteggerci da chi pensa che dimostrarsi sempre forti e senza paura sia l’unica strada. Non è così.
Servono nel tuo mestiere?
Sì. Essere fragili significa essere un po’ permeabili a quello che ci accade. Basta semplicemente affrontarle e vivere e da lì c’è sempre una piccola rinascita.
Un’altra esperienza in cui ti abbiamo vista di recente è stata “Buongiorno, Mamma!”. Perché è stata importante per te?
È stata molto interessante perché non avevo mai lavorato con quel gruppo di attori e di registi. Mi ha stimolato molto perché vivere questa alternanza del personaggio, tra passato e presente, è stato divertente ed è stato come dividersi tra due persone differenti. Aveva avuto un grande trauma e non riusciva a superarlo. Faceva finta che non fosse successo, cambiando vita, ma non facendo i conti con sé stessa. Anche se cambi abitudini, look e rinnegando ciò che eri prima, il passato – se non lo affronti – poi ritorna in maniera prepotente.
Come vivi il cambiamento?
Bene. La gente di solito ne ha paura, io no, forse perché la mia vita è stata caratterizzata sempre da cambiamenti, a volte voluti, altre meno. Il cambiamento porta sempre nuove possibilità, un modo maggiore di conoscersi e di aprirsi nuove porte.

Come pensi di essere cambiata nel tempo?
Non tantissimo. Con l’età cerco sempre di essere aderente a quella che sono io. Magari sono più attenta alle mie esigenze e a quelle delle persone a cui voglio bene. In sintesi, faccio più quello che voglio fare e mi faccio meno problemi a dire e a fare le cose. Mi sento più libera e scelgo soluzioni che mi rappresentano di più.
Guardando il futuro, dal punto di vista professionale, come vorresti cambiare ancora?
Vorrei continuare così, avendo la possibilità di fare personaggi sempre diversi, in prodotti con sceneggiature interessanti e con registi sempre più sensibili e attenti. Mi piacerebbe esplorare sempre più sfaccettature di donne e di storie che possono stimolarmi maggiormente.
Ci sono donne realmente esistite che ti piacerebbe interpretare?
Me ne vengono in mente due. La prima è Artemisia Gentileschi, artista eccezionale e molto rivoluzionaria per l’epoca che ha vissuto. La seconda, Elvira Notari, prima regista donna italiana e una delle prime nel cinema mondiale.
Cosa possiamo anticipare riguardo “Alex Bravo”?
Lo aspettiamo da tanto tempo e vogliamo tanto che vada in onda. Non posso dire tanto. Interpreto un ruolo un po’ trasversale, che fa parte del passato del protagonista e capirete meglio quando lo vedrete.
Sei molto amata dalla gente. Come vivi il tuo rapporto con il pubblico?
Bene, benissimo. Facciamo questo lavoro per la gente e ringrazio il pubblico che ci segue. Di recente abbiamo presentato la nuova stagione de “Il Commissario Ricciardi” al teatro San Carlo e i presenti erano tutti in silenzio religioso e sono scoppiati in un applauso fragoroso. È stato bellissimo, mi piace quando la gente è contenta e partecipe. Sono molto attenta anche alle critiche perché bisognerebbe dare più ascolto al pubblico.
Di Francesco Sciortino

